7.5
- Band: CADAVERIC INCUBATOR
- Durata: 00:29:40
- Disponibile dal: 14/05/2021
- Etichetta:
- Hells Headbangers
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La prima cosa che colpisce nel secondo album dei Cadaveric Incubator è probabilmente la discreta durata delle composizioni: nessuna scorreria di un minuto o due questa volta, ma una tracklist più compatta, con brani che non si esauriscono dopo un singolo assalto. Non che quanto offerto in precedenza fosse comunque di poco conto: i finlandesi già con la raccolta di demo “Unburied Morbidity” e con il debut album “Sermons of the Devouring Dead” sono riusciti a imporsi fra le più credibili nuove realtà in ambito death-grind vecchia scuola; con il nuovo “Nightmare Necropolis” il trio di Helsinki si presenta però ancora più agguerrito, mettendo sul piatto un sound fieramente tradizionale, ma certo non un qualcosa buttato lì, tanto per passare il tempo o per essere supinamente e tranquillamente digerito. Qui l’intento è quello di scuotere, di colpire l’appassionato del genere, di brandire gli strumenti come se fossero un coltello che affonda. Si sente che la band è composta da veterani e che la materia di base è stata ascoltata per decenni prima di essere rielaborata a nome Cadaveric Incubator: la novità stilistica ovviamente qui non è di casa, ma è il songwriting la marcia in più del gruppo, il quale in questa occasione rivela più che mai un piglio non indifferente nel fare proprie le formule dei soliti noti. Repulsion, primi Carcass, Autopsy e Xysma hanno tutti un loro posto nel cuore dei finlandesi, ma questa volta si sente anche una verve un po’ più personale, una consapevolezza dei propri mezzi che vede i tre inserire le marce alte e premere sull’acceleratore con maggiore decisione, piuttosto che restare ad una più sicura velocità di crociera battendo territori conosciuti e quindi più sicuri. Vi è un pizzico in più di classico death metal nel sound di “Nightmare Necropolis” e questa maggiore corposità conduce appunto a dei brani leggermente più lunghi e articolati; al tempo stesso, però, il lavoro di chitarra si mantiene squisitamente orecchiabile e contagioso, con riff ispirati che vengono puntualmente valorizzati alla grande da un drumming infervorato. L’impalcatura della musica è a ben vedere piuttosto semplice, ma vi è buon gusto dietro ogni incastro e cambio di tempo, cui si aggiungono talora delle soluzioni armoniche che ampliano i colori della tavolozza utilizzata per riprodurre questo affresco death-grind di matrice anni Ottanta/primi Novanta. Un pezzo come “Sarcophagidae”, in questo senso, è particolarmente esemplificativo dell’espressività che la band è ora capace di raggiungere. Un po’ tutto il disco, comunque, mette in luce dei nuovi punti di forza per i Cadaveric Incubator, qui su livelli di scrittura tutto sommato superiori a quelli degli Exhumed degli ultimi tempi, volendo citare un gruppo paladino del genere. Un balzo in avanti che potrebbe diventare lo spartiacque nella carriera di Antti Oinonen e compagni.