6.5
- Band: CAGE
- Durata: 00:55:43
- Disponibile dal: 22/05/2009
- Etichetta:
- Music Buy Mail
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I Cage, formazione texana costituitasi una decina d’anni fa, torna a due anni dal convincente “Hell Destroyer” aggiungendo alle proprie fila il batterista Norm Leggio degli innovativi – e forse mai compresi – Psychotic Waltz. La proposta dei Cage, da sempre improntata sull’heavy/speed più classico trova in questo nuovo “Science Of Annihilation” un punto di rottura o quantomeno di cambiamento e l’innesto di ritmiche e velocità accostabili alla scena thrash si fanno sempre più insistenti emarginando i momenti di più ampio respiro che contraddistinguevano i precedenti lavori. Sean Peck, cantante e membro fondatore della band, non disattende le attese e come nei precedenti rilasci risulta il perno portante su cui si regge la band alternando screaming altissimi a parti più gravi ed aggressive. Non tutte le ciambelle escono col buco ed è triste dover ammettere che “Science of Annihilation” appartiene a questa categoria: le asce di Garcia/McGinnis perdono un po’ di smalto rispetto al passato puntando eccessivamente sull’aggressività e velocità e dimenticandosi in più di un’occasione dell’impatto e delle coinvolgenti melodie che contraddistinguevano i precedenti rilasci. Si sente la mancanza di mid tempo come “Chupacabra”, “March Of The Cage” e “I Am the King” che riuscivano a donare un po’ di freschezza e varietà nella tracklist: brani come “Speed Kills”, “Spirit of Vengeance” e “Operation Overlord” dimostrano un’aggressività fino ad ora inedita nel combo e seppur non totalmente disprezzabili non risultano veraci e cariche del pathos che contraddistingue i classici marchi di fabbrica della band. I Cage tornano sui loro binari con brani come “Planet Crusher” e “Stranger in Black” dove l’assalto frontale cede di fronte alle riuscite melodie e ai coinvolgenti ritornelli dove Peck riesce a tornare protagonista e a dare il meglio di sé. Il resto del disco viaggia su binari discreti, lontani dall’eccellenza espressa negli album precedenti e seppur arrivando senza problemi alla conclusione del disco è chiaro che si rimane con l’amaro in bocca per l’occasione non sfruttata. Un altro elemento di regresso è rappresentato dalla produzione, veramente pessima: suoni plasticosi e un mix alquanto approssimativo contribuiscono a rendere meno godibili le tracce e rendendo le parti aggressive alquanto cacofoniche e privando le chitarre del suono tagliente che aveva fatto la fortuna del fin’ora ineguagliato “Darker Than Black”. “Science Of Annihilation” rappresenta un episodio transitorio nella carriera dei Cage e, come spesso capita in queste occasioni, i risultati non sono totalmente convincenti: i Cage sono una band di assoluto valore, su questo non si discute, ed è un peccato doversi accontentare di un album poco più che sufficiente. Rimandati – con alte aspettative – al prossimo album.