6.5
- Band: CALIBAN
- Durata: 00.45.00
- Disponibile dal: 25/03/2016
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Universal
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Il preconcetto più grande nell’analizzare un disco dei Caliban è quello che vede il periodo rilevante dei tedeschi iniziare e terminare in coincidenza agli split con gli Heaven Shall Burn. Se questi ultimi sono rimasti fedeli a se stessi, diventando mattone sopra mattone una roccaforte del metalcore europeo, i Caliban hanno seguito il corso di parecchie serie tv: senza mai fermarsi hanno continuato una produzione alla ricerca dei consensi di pubblico ed etichette, che progressivamente ha indebolito il brand e fatto calare l’interesse nei loro confronti. Per il solo fatto che “Gravity” percorra gli stessi passi del recente “Ghost Empire” non riusciamo a smuovere il pregiudizio di un centimetro. Il brutto è che i Caliban hanno tutti gli skill per essere una band metalcore coi controcazzi – il songwriting lo ha sempre dimostrato e lo dimostra anche oggi, basta ascoltare “Who I Am”, “Mein schwarez Herz” o “Inferno” – ma da dieci anni a questa parte le qualità della band sono rovinate dalla disperata ricerca dell’exploit commerciale, che se prima si traduceva in chorus puliti decisamente invadenti oggi ha la sembianza di inserti tastieristici e soluzioni melodiche letteralmente scippate ai Bring Me The Horizon di “Sempiternal” – un signor disco per carità, le cui coordinate però sembrano un innesto forzato nel DNA dei tedeschi. Non ci fossero intermezzi come “brOKen” e “The Ocean’s Heart” saremmo davanti al disco più heavy dei Caliban da un decennio a questa parte, è un peccato vederli devolvere costantemente in una generica band modern metalcore.