7.0
- Band: CALIBAN
- Durata: 00:45:17
- Disponibile dal: 01/06/2007
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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Con puntualità quasi fastidiosa i Caliban tornano nei negozi: si può dire che è dal 2003 che i tedeschi pubblicano un disco all’anno, contando anche lo split del 2005 con gli Heaven Shall Burn. Dieci mesi fa “The Undying Darkness”, pur restando ben al di sopra della sufficienza, non è stato accolto granché bene a causa della virata palesemente facilotta che avevano assunto i ritornelli melodici, di qualche svarione macroscopico (riff scippati) e di una generale carenza di ispirazione. E’ innegabile come in quest’ottica il terzo capitolo su Roadrunner tenti di correre ai ripari, ripescando dal repertorio la vena più violenta e brutale di “Vent” e “Shadow Hearts”, e immergendola nel contesto più moderno in cui i tedeschi si siano mai mossi. Scintillante in questo caso la produzione di Benny Richer, versatile produttore teutonico che lucida “The Awakening” in maniera simile agli ultimi lavori degli In Flames (con tutti i pregi e i difetti del caso, puristi avvisati), inserendo di suo pugno parentesi elettroniche inedite per la formazione, che allargano sapientemente lo spettro sonoro. Il re del metalcore Adam D. (Killswitch Engage) mette infine il suo inconfondibile sigillo mixando il tutto in modo inappuntabile. Le temute clean vocals di Denis Schmidt sono finalmente usate con moderazione, lasciando il ruolo di protagonista assoluto ad Andreas: anche i passaggi più ruffiani (“I Will Never Let You Down”,”My Time Is Come”) in questo modo non scadono nel ridicolo, e la dinamica del disco ne guadagna, potendo apprezzare legnate come “Let Go” (il ritornello causerà parecchie vittime nel mosh), “Give Me A Reason” (malvagia nel segmento finale) o “Rise And Fight” (che sfoggia il miglior breakdown del disco). E’ possibile anche inserire della melodia in un bell’arpeggio, come in “Stop Running”, non credete? Stupiscono la spettrale title track, basata su atmosfere oscure e un piano orrorifico, e “I Believe…”, che riesce a sintetizzare le atmosfere migliori del disco in melodia, violenza e apprezzabili soluzioni tastieristiche. Forse chi è stanco del metalcore lo sottovaluterà, e chi odia i dischi troppo prodotti lo troverà a tratti asettico, ma ad un ascolto più attento non si può non riconoscere ai Caliban di aver pubblicato un disco davvero solido. Ritrovati.