7.5
- Band: CALL OF THE VOID
- Durata: 00:45:00
- Disponibile dal: 10/05/2019
- Etichetta:
- Translation Loss
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Caustici, debordanti, incazzatissimi. A tre anni di distanza dall’EP “AYFKM”, i Call of the Void tornano a farci visita con il loro carico di pesantezza e malessere urbano, lanciando un guanto di sfida all’intero circuito hardcore-metal americano. Se le precedenti opere (inclusi i full-length editi da Relapse) ci avevano mostrato un gruppo solido ma tutto sommato di seconda fascia, lontano dall’autorevolezza espressa dai vari Nails, Trap Them e Xibalba, “Buried in Light” rivede al rialzo le quotazioni dei Nostri, offrendoci una tracklist mai così varia, competitiva e ben strutturata, tra frustate d-beat e parentesi ultra-heavy che diventano l’equivalente sonoro di uno schiacciasassi intento a ridurci in poltiglia sull’asfalto.
A ben vedere, sempre di musica pazzescamente ignorante stiamo parlando, quasi del tutto priva di velleità melodiche e/o stratificazioni atte a renderne più profondo l’incedere; la differenza in questi tredici brani la fanno semplicemente la potenza e il tiro del songwriting, oltre alla maggiore naturalezza con cui scorie sludge, grind e death vengono innestate sul solido background crust punk della band del Colorado. Una ferocia che, a partire dalla terremotante doppietta “Disutility”/“Suck Me Dry”, raggiunge livelli di guardia allarmanti, guardandosi però bene dal degenerare nella caciara di tanti aspiranti Todd Jones in circolazione. Sia nei momenti più sguaiati e ‘in your face’, sia in quelli più viscerali e slabbrati, il quartetto dimostra di avere tutto sotto controllo, inanellando una trafila di riff poderosi e cambi di tempo fluidissimi che conferiscono alla raccolta un notevole senso pratico.
A fronte di tanta compattezza, non resta che flettere i muscoli, stringere i pugni e gettarsi nella mischia, sicuri di essere investiti da uno degli album più distruttivi di questa prima parte di 2019. Un caterpillar.