5.0
- Band: CALM HATCHERY
- Durata: 00:36:14
- Disponibile dal: 14/09/2014
- Etichetta:
- Selfmadegod Records
- Distributore: Masterpiece
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I Calm Hatchery sono una death metal band polacca giunta con questo “Fading Reliefs” alla sua terza fatica in studio, un traguardo che, come affermato in altre recensioni, è abbastanza importante per un gruppo. Talvolta il terzo disco è il trampolino di lancio verso l’alto, in altri casi (purtroppo, per la verità, la maggior parte delle volte) questo è lo scivolo che porta diretto verso il dimenticatoio della mediocrità. Ecco, a parere di chi scrive questo terzo full length dei Calm Hatchery è proprio la seconda casistica: un baratro di noia e mediocrità. Già in precedenza non avevamo trovato particolarmente esaltante la proposta dei Nostri: tecnicamente ineccepibile ma un po’ troppo debitrice alle soluzioni stilistiche dei Nile, ma eravamo disposti a comprendere che si trattasse di una sorta di ingenuità dovuta magari alla loro poca esperienza. Oggi, a ben quattro anni di distanza, non siamo più molto propensi a vedere con occhio clemente il perseverare a voler suonare in maniera praticamente identica ad un altro gruppo che si è ritagliato – meritatamente – un posto ben preciso nella scena death metal, proprio grazie al loro sound particolare, molto grandioso, talvolta cadenzato e talvolta efferato, ma soprattutto… egizio. Ecco, onestamente non sentivamo la mancanza di una cover band dei Nile, così come per la verità non la sentivamo nemmeno per una serie di altri gruppi di cui continuano a nascere autentiche band-fotocopia (vedi Death, Morbid Angel, Behemoth e via dicendo), ma tant’è. Detto della assoluta mancanza di personalità da parte di questo gruppo, che comunque condiziona in maniera pressoché decisiva la valutazione complessiva di questo lavoro, possiamo parlare anche della loro capacità di songwriting, che è davvero poco esaltante. Soluzioni ripetitive, scontate, riff macinati e sentiti centinaia di volte, stop and go che non sempre suscitano l’effetto sperato di esplosioni di adrenalina complice anche una prevedibilità che ha quasi del disarmante. L’unica cosa che salviamo sono gli assoli che, pur sembrando uscire dalla chitarra di Karl Sanders, se non altro sono di buona fattura e vantano di un gusto melodico che non è male. Tutto il resto, come diceva il celebre cantautore italiano, è noia.