8.0
- Band: CANAAN
- Durata:
- Disponibile dal: //2002
Modello e punto di riferimento di una nuova generazione di menestrelli crepuscolari, i nostri connazionali Canaan giungono, con questa loro quarta opera discografica, al compimento di un discorso artistico dall’indubbia profondità e determinazione, che già in occasione del precedente “Brand New Babylon” non aveva mancato di sedurre e stupire i più attenti ascoltatori dell’arte nuova, impegnata e coraggiosamente riluttante dei noiosi meccanismi del music business. “A Calling To Weakness”, che prosegue un discorso artistico calato nella più peciosa malinconia e filtrato attraverso occhiali per maschera antigas, offre senz’ombra di dubbio una delle più significative e sensibili letture della nostra mutilata contemporaneità: ascoltando e leggendo le visioni della nuova Babilonia dei Canaan, è, infatti, possibile cogliere le iperboli di una società tanto più pronta per l’ultimo grande collasso, quanto affetta da una vigliacca cecità ed incapacità di scegliere per un salvifico cambiamento. Liriche come “Un Ultimo Patetico Addio”, “A Prayer For Nothing”, “Essere Nulla”, trasudano orrori e malinconie di un esistenzialismo posticcio, pervicace immobilità e disincanto dell’artista che non ha e non vuole avere nulla a che fare con il disinteressato vivere del suo tempo, ponendosi quasi in un atteggiamento di disprezzante contemplazione di fronte al presagio della catastrofe immanente. Tecnicamente parlando, la musica dei Canaan riesce ad incastonare nel suo complesso intreccio trame in grado di combinare esperienze artistiche degli ultimi trenta anni, a partire dalla darkwave e passando per la psychedelia settantiana, l’ambient industriale e vibrazioni etniche che conferiscono al sound generale una matrice sensibilmente sincretica, pur nella sua compatta monoliticità di fondo. Velluto nero, frequenze rosse e bozze grigie che singhiozzano danzando su d’un filo elettrico, in cui il mediterraneo incontra il mitteleuropeo, il mediorientale si fonde al gotico: brancolando in un gioco di seduzione e provocazioni che solo raramente si concede ad un flavour all’apparenza goth-rock, e che sa invece come impreziosirsi di atmosfere surreali ed ambientazioni oniriche, come solo nei tratti mastodontici di un Giorgio De Chirico o nelle orrende visioni di un Wolfgang Borchert. Solo serrando avidamente i denti e stringendo un cuore dolorante è possibile comprendere le pagine dei Canaan, e scorgere quelle visioni di un “tempo fuori dal tempo” in cui c’è spazio per sentimento e disinganno, ferma forza di volontà e dolce trasognare: senza mai dimenticare di ricercare in esse anche quel piacere meramente ricreante/ricreativo che la buona musica non deve mai smarrire.
Piccola nota personale, rigorosamente a margine: “A Calling To Weakness” è, a mio modestissimo giudizio, una tra le opere d’arte più dense, raffinate, ‘esclusive’, che siano state partorite negli ultimi dodici mesi; non privatevi del lusso di autoamministrare il vostro palato di sinceri maniaci delle sette note. Ed elargite un generoso calcio in culo, anche da parte mia, a chi vi vorrebbe tutti quanti meticolosi collezionisti di figurine. Chiaro il messaggio?