9.0
- Band: CANAAN
- Durata: 00:57:11
- Disponibile dal: 15/11/2016
- Etichetta:
- Eibon Records
- Distributore: Aural Music
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Lo spazio temporale e musicale trascorso dall’esordio di Mauro Berchi nella musica italiana è infinito, così come la sua continua evoluzione musicale. Dal doom/death degli esordi coi seminali Ras Algethi (autori di un demo-tape fondamentale per la scena underground italiana e di un successivo CD), al distacco graduale dalla musica estrema avvenuta coi Canaan, nati dalle ceneri della precedente band, contando tre membri su cinque della formazione originale. Se l’esordio “Blue Fire” era ancora strutturalmente legato alla musica metal, specie al doom, la band di Milano si è costantemente distaccata sempre di più da queste influenze tra sperimentazioni ed un cammino sempre più marcato verso la darkwave. Ecco quindi l’ultima fatica dei Canaan, “Il Giorno Dei Campanelli”, in cui questa componente è marcatissima ma, ancora una volta, in chiave totalmente originale: la base è elettronica, un mix tra synth music e dark ambient, visionario e cupo, con certe rimaniscenze dell’electronica tipica degli anni Ottanta, mentre la voce, personale e così diversa dai precedenti lavori spazia dal tipico cantato Darkwave a effetti e distorsioni vicini all’Industrial (come in “Libero?”). Per cercare di inquadrare la sfuggente musica dei Canaan, si potrebbe immaginare un mix tra La Crus, Lycia e Coil, con una base fortemente dark ambient ed inserti industrial sommessi, quasi timidi. La musica di questo “Il Giorno Dei Campanelli” è, però molto più complessa, sofisticata e poetica: prendete “Un Mosaico In Bianco E Nero”: la linea melodica della voce, sofferente ed angosciata, ricorda il cantautorato italiano dei più grandi maestri (Battiato, su tutti) , mentre la base elettronica penetra lentamente nella nostra mente, iniettando nelle nostre vene una dolce disperazione. A tratti potremmo dire che, con questo album, i Canaan fanno con la darkwave quello che band come Devo e Suicide fecero col punk, estremizzando (ovviamente) nella direzione opposta. Su tutto la cupa e disperatamente soave poetica dei testi, forse mai così intensi nei lavori dei Canaan, un cantato in italiano che, parola dopo parola, visione dopo visione, ci commuove e ci tormenta, mettendoci di fronte con garbo e stile all’abisso della nullità dell’esistenza. “Il Giorno Dei Campanelli” è un disco sfibrante; se dovessimo (per sensazioni) paragonarlo alla musica metal, lo accosteremmo al funeral doom più triste e lancinante o al depressive black metal più visionario, ma – ovviamente – è riduttivo. Qua i Canaan creano qualcosa di unico, sono stanchi ma indomi paladini di una sperimentazione che si lega alle basi della darkwave, della dark ambient e dell’elettronica, proseguendo per una strada immersa nell’ombra. Le speranze vengono spazzate via, verso dopo verso, parola dopo parola, traccia dopo traccia: Berchi è un torturatore dell’anima sottile, prima ci ammalia, poi ci conquista ed infine inizia a sbriciolare ogni speranza, ogni luce, ogni impulso vitale. La malinconia di pezzi come “Soltanto Paura” o la conclusiva “Due Specchi” è immensa e travolgente, a tratti insostenibile; non molla mai la presa e ci accompagna fino alla fine di un disco che dura poco meno di un’ora ma, per intensità, riempie un’intera giornata. Lo si ascolta fino alla fine, a tratti desiderando premere il tasto ‘stop’ sul lettore per quanto veniamo subissati di sentimenti forti ed intimi, con parole che ci costringono a guardare al nostro interno, fissare negli occhi il nostro Io più nascosto e scomodo. Poi la musica finisce e ci troviamo storditi dall’improvviso silenzio, forse con qualche lacrima che solca il viso e con mille pensieri che aprono le porte sulle paure e le debolezze di ogni giorno, quelle che nascondiamo a noi stessi e al mondo. Se dobbiamo trovare un difetto a questo disco è proprio la sua intensità: riporrete il CD su uno scaffale, vicino ad altri ed ogni volta che lo vedrete vi chiederete se siete pronti ad affrontarlo nuovamente. Ma se siete amanti delle sonorità più cupe e lancinanti, non perdetevi per nessun motivo quello che è, probabilmente, il disco più intenso dei Canaan e, probabilmente, uno dei più intensi degli ultimi due o tre anni in senso assoluto.