7.0
- Band: CANAAN
- Durata: 01:11:19
- Disponibile dal: /12/2005
- Etichetta:
- Eibon Records
- Distributore: Audioglobe
Sinceramente scrivendo, è piuttosto difficile, per un recensore, l’approccio al nuovo disco di una band mai sentita nominare (o comunque persa nei meandri della memoria) ma giunta già al quinto full-length…e per di più italiana! Soprattutto se tale band, nel nostro caso i bravissimi Canaan, ha nel proprio DNA caratteristiche peculiari e singolari, abbondantemente mature e certamente di non facile assimilazione. Il venire a contatto così tardi con una sì fulgida realtà nazionale, fa solo formulare alle labbra la frase “e com’è che non li ho mai sentiti prima?”. Ma comunque… “The Unsaid Words”, come accennato sopra, è il quinto lavoro per il quintetto nostrano, un disco che ha nell’emozionalità e nell’atmosfera di angosciante tristezza i suoi punti di forza. La musica dei Canaan e ciò che trasmette è ben riassunto nel “motto” del gruppo, ovvero “niente, mai, in nessun posto”: il senso di vuoto, l’opprimente depressione, l’introspezione senza speranza di una canzone quale “Senza Una Risposta”, perlopiù cantata in lingua madre, è davvero il manifesto di un pensiero cupo, decadente e tremendamente realistico. Le lacrime che facilmente si affacciano agli occhi, per sgorgare lente sulle guance, all’ascolto del brano succitato, basterebbero a farci innamorare seduta stante di questo platter, ma non tutto è racchiuso in questa splendida traccia. C’è dell’altro, sia in positivo, sia in negativo: partendo dai difetti, si può tranquillamente dire che “The Unsaid Words” è troppo lungo…settanta minuti di dark-rock sperimentale, unito ad accenni gothic ed elementi dark-wave, sono tanti e, anche se le singole tracce sono quasi tutte strepitose, assorbito in un’unica dose, il disco lambisce a sprazzi la noia (“Fragile”, “Never Again”); l’idea di alternare i pezzi veri e propri con tracce di sperimentazione ambient-rumoristica (l’iniziale “The Wrong Side Of Things” è realmente inquietante) è buona, ma anche qui la prolissità ed il numero elevato di episodi fa risultare il tutto un po’ stucchevole; diciamo che dodici tracce ed una durata intorno ai cinquanta minuti avrebbero giovato al giudizio globale dato dal sottoscritto. Gli aspetti positivi si colgono in brevissimo tempo: la maturità tecnico-compositiva dei Canaan è di livello superiore e tre-quattro brani sono di un’intensità spaventosa! La title-track e “The Possible Nowheres”, i pezzi più “movimentati”, sono permeati da un’epicità decadente da brividi, mettente a nudo tutta la futilità e l’inutilità di una Vita nata per far soffrire e destinata ad appassire lentamente. “Il Rimpianto” si avvicina al cantautorato italiano, pur rimanendo assolutamente originale, grazie alla sua efficace base di tastiere e campionamenti. “This World Of Mine” e “In A Never Fading Illusion” si specchiano in mondi personali, comuni e crepuscolari. Ogni elemento musicale, nei Canaan, dal timbro vocale caldo e pacato di Mauro all’ottimo basso di Nico, è volto ad incanalare le emozioni in un tunnel buio e cieco, alla cui uscita ci attende un misterioso mare di nebbia notturna. Per chi già adora la band, questo lavoro va cercato a botta sicura; per chi la scopre solo ora, come chi scrive, “The Unsaid Words” è uno slancio d’inverno in quest’inizio di primavera. Silenzio e riflessione. Ricordi e consapevolezza di una Fine che, inevitabile, verrà.