7.0
- Band: CANDIRIA
- Durata: 00:49:08
- Disponibile dal: 07/10/2016
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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I newyorchesi Candiria tornano sulle scene quasi sorprendentemente attraverso la Metal Blade Records, dopo che la loro seconda parte di carriera (quella attuale) si è ormai rivelata essere un vero e proprio campo minato di impedimenti e sfortune varie: se fino all’ottimo quarto full-length album, “300 Percent Density” del 2001, la crescita e la costanza erano state pressochè parallele e assolutamente di senso positivo, il seguito è stato a dir poco drammatico. L’incidente automobilistico avvenuto loro nel 2002 ne ha minato prepotentemente le solide basi, proprio nel momento in cui la band pareva destinata a raccogliere i frutti del suo incredibile lavoro compositivo: passare dall’hip-hop ai Meshuggah, dall’hardcore al jazz e allo swing, per poi ricadere nel post-core più abrasivo…be’, non era per nulla da tutti, già al tempo. Da allora – quindi da quattrodici anni fa! – i Candiria sono riusciti a pubblicare solo tre album, compreso il qui presente, nuovo di pacca “While They Were Sleeping”, accusando evidenti cali di continuità e una pesante instabilità di line-up, che ha causato la definitiva dipartita del drummer Kenneth Schalk, uno dei maggiori fautori delle sonorità schizzate e all’avanguardia del quintetto americano. Sostituito il batterista-monstre dall’ottimo-ma-meno-ispirato Danny Grossarth e presentanti Julio Arias alla seconda chitarra al posto di Eric Matthews, Carley Coma e compagni, in questo nuovo platter, strizzano l’occhiolino nuovamente al mainstream, un po’ come era successo per “What Doesn’t Kill You…”, tralasciando del tutto (o comunque camuffandoli molto bene) gli inserti rap/hip-hop e puntando maggiormente su composizioni più ariose e soleggianti, a volte dotate di chorus decisamente canticchiabili (“Mereya” e “Forgotten” su tutte), descrivibili a grandi linee come una via di mezzo tra Deftones e Linkin Park. Ora, non fraintendete, perchè i Candiria non sono diventati ‘così’ mainstream: le stilettate post- e hardcore ci sono, l’incedere a sorpresa delle loro composizioni è sempre lì, i groovoni stoppati à la Meshuggah/Dillinger Escape Plan si collegano direttamente al miglior passato del gruppo, la voce di Coma è talmente cangiante da fare pensare siano coinvolti almeno tre o quattro vocalist diversi (sentitevi nell’ordine, ad esempio, la title-track, l’intermezzo “The Cause” e la dolcissima ballad “Opaque”!), gli interventi jazzati stupiscono alla grande. Tanti dettagli, dunque, si incastrano benissimo per farci considerare questo “While They Were Sleeping” un buonissimo lavoro, e per certi versi si tratta proprio di ciò, un buonissimo lavoro. Però, compenetrando un po’ più a fondo nelle sensazioni che queste dodici tracce ci trasmettono, dobbiamo evidenziare come una freddezza ed una piattezza di base si insinuino lievemente nei solchi del dischetto, quasi come se le parti arrabbiate non siano abbastanza arrabbiate da farci esaltare e gli spezzoni orecchiabili non siano abbastanza orecchiabili da farci emozionare; come se i cinque, complessivamente, abbiano innestato non convintissimi il pilota automatico. Difatti, i Candiria si ricordano di fare completamente i Candiria solo quando della vera, intensa e pura rabbia si impossessa di loro e li porta ad esprimersi sui noti binari della violenza e dell’urgenza, lirica, metrica e ritmica (“Ten Thousand Tears”, “Wandering Light”). E’ innegabile, comunque, che il ritorno di questa sfortunata compagine sia degno di attenzione, valido e personale in modo più cospicuo di una buonissima quota di album usciti di recente. Se siete fra i fan storici del gruppo, aggiungete pure mezzo voto in più.