5.5
- Band: CANDLEMASS
- Durata: 00:18:42
- Disponibile dal: 09/05/2025
- Etichetta:
- Napalm Records
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Per il sottoscritto rimane abbastanza un mistero l’entusiasmo suscitato da quest’ultima incarnazione dei Candlemass, palesatasi un po’ a sorpresa nel 2018 e divenuta nel frattempo qualcosa di insospettabilmente solido. Le pubblicazioni arrivate finora, ovvero gli album “The Door To Doom” e “Sweet Evil Sun”, sono discreti esercizi di stile in salsa classic doom, solo parzialmente dotati del mordente, della fantasia e della classe di altre incarnazioni dei leggendari doomster svedesi.
Per quanto Johan Längquist, nonostante la lunghissima assenza dalle scene, si sia dimostrato ancora all’altezza vocalmente e come attitudine da frontman, alle nostre orecchie le sonorità espresse negli album di cui sopra sono sembrate irrimediabilmente vecchie, un po’ affannate, senza la brillantezza che stanno avendo, ad esempio, i Pentagram odierni. Colleghi dalla storia ancora più lunga e dai minori cambi di rotta, se vogliamo, eppure capaci nei tempi recenti di regalare ancora musica piuttosto fresca e adrenalinica.
Ciò premesso, l’EP “Black Star”, pubblicato in occasione del quarantennale della formazione, ricalca calligraficamente l’operato degli ultimi anni, presentando peraltro materiale piuttosto stringato nella durata e avaro di chissà quali chicche.
Al suo interno ci sono infatti due inediti – le iniziali “Black Star” e “Corridor Of Chaos” – e due cover, “Sabbath Bloody Sabbath” dei Black Sabbath e “Forever My Queen”, appunto dei citati Pentagram. La title-track è un midtempo telefonatissimo, un cadenzato fosco e sottilmente malvagio come i Candlemass ne hanno scritti parecchi nella loro carriera, solo normalmente con un piglio e una vivacità che oggi sembrano essersene andati. Se alcuni rallentamenti e il solismo sempre ispirato di Lars Johansson danno qualche sussulto, il grosso del brano si indirizza immediatamente su binari rassicuranti e monocordi, e non ne esce fino alla conclusione. Le linee vocali ossessive di Längquist non fanno che acuire la sensazione di poca verve e molto mestiere indotta dalla title-track.
Le cose vanno meglio in “Corridor Of Chaos”, una strumentale dolente e bilanciata tra forza e malinconia, per due terzi molto melodica e avvolgente, quindi dura e annerita nelle tonalità verso il finale. Insomma, un lavoro ben fatto, anche se la traccia avrebbe risaltato meglio all’interno di un album vero e proprio.
La cover di “Sabbath Bloody Sabbath” onestamente ci lascia molto perplessi: musicalmente ripercorre, con più potenza e senza orpelli, la struttura dell’originale, suonando un po’ asciutta, scolastica e legnosa. Vocalmente, la performance di Längquist non è affatto male nei momenti più tranquilli, mentre in quelli più metallici ci appare sopra le righe, fin troppo carica e rabbiosa. Si poteva fare meglio.
Più a fuoco “Forever My Queen”, tra rock’n’roll spiritato ed heavy metal delle origini. Il brano meglio si adatta, musicalmente e vocalmente, ai Candlemass odierni e qui, tutto sommato, gli svedesi fanno il loro dovere fino in fondo.
Nel complesso, ci pare quindi che i contenuti di “Black Star” siano piuttosto striminziti, dando l’idea di un’operazione abbastanza vuota di significato e messa in atto solo per riempire il vuoto discografico e tenere caldo il nome della band. Vedremo cosa sapranno fare Leif Edling e compagni nel prossimo futuro…