7.5
- Band: CANDLEMASS
- Durata: 00:51:33
- Disponibile dal: 03/05/2005
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Forti di una copertina essenziale (e inquietante per quanto somiglia a un necrologio…), di un titolo autocelebrativo e di un look che poco si adatta alle fattezze di Messiah Marcolin, tornano i Candlemass, pronti a cavalcare l’onda lunga delle reunion dei mostri sacri degli anni ’80. E tornano con un disco la cui sostanziale inattacabilità mette a tacere ogni insinuazione circa l’effettiva sincerità del ritorno di fiamma dopo le liti che avevano visto l’allontanamento di Messiah Marcolin dalla formazione svedese. Proprio da Messiah e dal suo timbro vocale inconfondibile riparte la band, che abbandona senza pensarci due volte le sperimentazioni del discreto “Dactylis Glomerata” e dell’interessante “From The 13th Sun” e si riappropria dell’inconfondibile alone epico/apocalittico che da sempre ammanta le composizioni targate Candlemass. Disco assolutamente classico ma non per questo prevedibile, che fa affidamento su una manciata di riff davvero vincenti, per certi versi vicini a quel li immortali di “Nightfall”, resi granitici da una produzione essenziale e tutt’altro che passatista che illumina come mai era successo in passato i risvolti catchy del songwriting della band. Manca forse un pizzico di solennità a composizioni come “Born In A Tank”, che difetta in atmosfera e spinge troppo sull’acceleratore, ma per il resto siamo su ottimi livelli, con brani che reclamano un posto tra le migliori composizioni Candlemassiane (“The Man Who Fell From The Sky”, ad esempio) ed altri che, pur sostanzialmente prevedibili, non fanno rimpiangere (troppo) il passato della band. Disco da pesi massimi del doom, per fan della prima ora e nostalgici in genere, mentre agli incontentabili rimane l’amarezza di non aver potuto assistere alla naturale prosecuzione del bizzarro percorso intrapreso con “From The 13th Sun”.