9.5
- Band: CANDLEMASS
- Durata: 00:43:01
- Disponibile dal: 10/06/1986
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Rilasciato nell’ormai lontano 1986, “Epicus Doomicus Metallicus” rappresenta molto di più che il classico esordio di una band allora sconosciuta: rappresenta il metro di paragone per un’intero genere e la prosecuzione meglio riuscita del discorso intrapreso, ed in quegli anni interrotto, da una band storica come i Black Sabbath. Pur essendo un caposaldo del genere, “Epicus Doomicus Metallicus” – traduzione maccheronica latina che suona all’incirca come “Epic Doom Metal” – viene spesso snobbato dai fan della formazione per la mancanza nella line-up di Messiah Marcolin, singer diventato un’icona della band dal successivo “Nightfall”: il suono lento, malinconico e volutamente oscuro dell’esordio dei Candlemass risulta quantomeno congeniale per l’ugola di Johan Lanquist, singer che, pur non essendo dotato di una tecnica particolarmente sviluppata, ha marchiato indissolubilmente l’esordio della band di Stoccolma con la sua interpretazione calda, toccante e carica di pathos. Un lento arpeggio, un riff semplice ed ipnotico è quanto basta per costruire lo scheletro di una composizione tanto semplice quanto ammaliante come “Solitude”: testo e melodie, insieme alla passionale voce di Johan, non lasciano intravedere spiragli di luce e firmano una delle composizioni che oggi, a venticinque anni dalla sua nascita, rappresentano un assoluto marchio di fabbrica dell’allora terzetto. Il lato più progressivo della formazione viene a galla con l’oscura “Demon’s Gate”, traccia dalla durata considerevole che passa in rassegna la mutevolezza del suono della band: ritmi lenti, brevi accelerazioni di doppia cassa, melodie che si imprimono nelle mente sin dal primo ascolto pur rimanendo sempre al servizio dell’atmosfera quasi lugubre delle composizioni. L’abilità di Johan Lanquist viene confermata nella successiva “Crystal Ball”, episodio inimitabile proprio per la viscerale intepretazione canora del biondocrinito singer, che dona alla composizione una resa teatrale. Il rifacimento apparso in “Tales of Creation” dell’originale “Under the Oak”, seppur con una buona interpretazione di Messiah non rende giustizia all’originale presente su “EDM”: l’alone nero di cui è intriso il brano, e la ruvidezza della produzione – lontana dall’essere perfetta ma non disprezzabile nella ristampa – donano al brano un’atmosfera che semplicemente non può essere riproposta senza sminuirne l’intensità. Si ritorna in territori prettamente doom con Il magnetico riff portante di “Black Stone Wielder” che cede il passo nella parte centrale ad un riff che dimostra l’importanza che hanno rivestito i Black Sabbath nella crescita ed ispirazione musicale di Leif Edling. Il triste arpeggio iniziale di “A Sorcerer’s Pledge”, condotto da una performance stellare di Lanquist, chiude nel migliore dei modi questo sensazionale debutto tra cambi di tempo ed un finale tutto in crescendo che con la sognante parte corale sul finire lascia intravedere qualche piccolo spiraglio di speranza. A causa della sua scarsa reperibilità “Epicus Doomicus Metallicus” è stato ristampato nel 2002 dalla Powerline Records con l’aggiunta di un booklet contenente i testi delle canzoni, alcune note scritte da Lief Edling ed un bonus disc contenente una data dal vivo a Birmingham datata 1988 con Messiah alla voce: edizione decisamente ghiotta anche se la qualità audio del bonus disc dal vivo non è tra le migliori. “Epicus Doomicus Metallicus” racchiude il lato più oscuro e introspettivo dei Candlemass, una band che tutt’oggi ha ancora molto da dire e che continua a stupire di album in album: non lasciatevi scappare quest’autentica gemma del doom che ancora oggi fa scuola.