6.5
- Band: CANDLEMASS
- Durata: 00:53:55
- Disponibile dal: 22/06/2007
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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I Candlemass erano di nuovo tra noi, erano tornati con un album non eccellente ma che comunque soddisfaceva chi li attendeva al varco da anni. Poi è successo di nuovo, qualcosa si è rotto e Messiah Marcolin ha mollato per l’ennesima volta baracca e burattini e ha lasciato la band in braghe di tela. I ragazzi dal canto loro hanno fatto la migliore contromossa possibile, ingaggiando il grandissimo Robert Lowe dei Solitude Aeturnus, cioè una delle migliori ugole a disposizione nel panorama metal (e sicuramente migliore di Messiah). Il problema grosso è che le linee vocali presumibilmente erano state scritte per il precedente singer e, anche se Lowe sfodera una performance encomiabile, l’album sarebbe stato decisamente migliore con Marcolin dietro al microfono. Ciò detto bisogna comunque dire che, mentre il precedente lavoro colpiva per la qualità media delle composizioni piuttosto alta, questo “King Of The Grey Islands” raggiunge dei picchi elevatissimi ma non mantiene costante il livello del songwriting. “Emperor Of The Void” è possente e mediamente più veloce di un tipico brano dei Candlemass, mentre la successiva “Devil Seed” recupera quella tensione emotiva tipica dei primi lavori con Marcolin. Il resto però non sempre è all’altezza, in quanto Leif Edling sembra volere ancora una volta dimostrare che loro sono i migliori e per fare questo insiste sempre sulle caratteristiche che li hanno resi famosi (e che, aggiungiamo noi, probabilmente sono quelle che l’audience vuole sentire), ovverosia mid tempos granitici, chitarre in evidenza e flavour epicheggiante e vagamente decadente. Esemplificativa di tutto ciò è la brutta “Clearsight”, ripetitiva, banale e davvero indegna di stare su un lavoro targato Candlemass. Ora vedremo cosa succederà, se i ragazzi andranno avanti su questa strada con Lowe e con un album costruito attorno alla sua ugola (sarebbe la scelta più logica), oppure ripartiranno a sperimentare da dove si era fermato “From The 13th Sun”, eccellente album che mostrava la volontà di Edling e soci di non voltarsi indietro ma di tentare di creare qualcosa di nuovo e fresco. Chi vivrà vedrà.