7.0
- Band: CANNIBAL CORPSE
- Durata: 00:44:22
- Disponibile dal: 08/03/2004
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Che cosa ci si può aspettare dai Cannibal Corpse nel 2004? La solita carneficina sonora. ovviamente! Ormai la band di Alex Webster non ha proprio più nulla da dimostrare a nessuno: i nostri hanno dato alle stampe lavori oggi considerati pietre miliari del cosiddetto brutal death metal, diventando di fatto la band più importante e famosa del genere e, consci di questo status già da qualche anno, sembrano aver preso la decisione di assestarsi su uno stile ben preciso, evitando di disorientare i fan e di impegnarsi nello scrivere qualcosa di un po’ più fresco e innovativo. Chi scrive in questo atteggiamento non ci trova proprio nulla di male, soprattutto se, come in questo caso, la band ce la mette effettivamente tutta per scrivere il miglior album possibile, lavorando duramente sul songwriting e sulla produzione. “The Wretched Spawn” è esattamente ciò che un fan dei Cannibal Corpse desidera sentire da questo gruppo: “brutal” death metal, classico ma di qualità. Rispetto al precedente “Gore Obsessed” la produzione è migliore: realizzata sempre da Neil Kernon ma maggiormente incisiva, soprattutto per quanto concerne le chitarre. Le composizioni sono poi decisamente più coinvolgenti e ispirate, anche se ulteriormente semplificate. L’artwork è infine all’altezza della situazione, curatissimo ed in perfetto stile Cannibal Corpse (anche se quello che vedete qui è quello censurato). Purtroppo la Metal Blade, per evitare che il disco finisse anticipatamente su internet sotto forma di mp3, ha avuto la fantastica trovata di inserire un fastidiosissimo ‘BIIIP’ ogni quindici secondi di ogni brano, cosa che ha reso l’ascolto un vero tour de force! Comunque, concentrandosi bene, si è però riusciti a capire che la triade di apertura ha le carte in regola per scatenare un putiferio (sotto al palco o in camera vostra…) e che la title track e “Slain” sono senza dubbio i migliori brani del disco, divisi tra ispiratissime parti groovy e aperture più tirate dal sapore old school. Tirando le somme, “The Wretched Spawn” merita quindi una larghissima sufficienza: presenta almeno cinque brani realmente ottimi, mentre i restanti si classificano tranquillamente tra il dignitoso e il buono e, per finire, produzione e artwork si rivelano di prim’ordine. Un album stilisticamente in linea con le ultime produzioni dei nostri ma complessivamente migliore di “Gore Obsessed”. In ogni caso consigliatissimo a tutti i fan, i quali, checché se ne dica, saranno ben contenti di avere a che fare con il solito, prevedibile, ma graditissimo massacro.