7.0
- Band: CANTIQUE LEPREUX
- Durata: 00:43:26
- Disponibile dal: 29/03/2024
- Etichetta:
- Eisenwald Tonschmiede
Spotify:
Apple Music:
È un fatto piuttosto assodato che esista una scena black metal canadese che gira attorno ai nomi di Forteresse e Sorcier Des Glaces, più una marea di altri gruppi più o meno estemporanei e celebri. È un po’ meno noto però che esistano anche altre forme di aggregazione musicale più ristrette, ovvero piccole vere e proprie comunità di band che condividono membri e in qualche modo istanze artistiche e ideologiche. Stiamo parlando, in questo caso, di quello che viene definito come “Metal Noir Quebecois”, una sorta di scena definita geograficamente che gira proprio attorno ai Forteresse e ai molti progetti ad essi collegati, oltre che al festival Messe Des Morts e alla Sepulchral Productions.
È abbastanza evidente come questa comunità di artisti del cosiddetto ‘Metal Noir’ condivida sicuramente un sostrato ideologico legato al territorio e alle tradizioni – con probabilmente sfumature pure politiche – come nel caso di questo ritorno dei Cantique Lépreux, al ritorno dopo due dischi datati 2016, 2018 e un EP del 2021.
Ci eravamo un po’ dimenticati di loro, lo ammettiamo, nella valanga continua di uscite sul mercato. In questo loro ritorno, “”Le bannissement”, gli elementi fondanti del ‘Metal Noir Quebecois’ emergono tutti e subito: l’artwork naturalistico e romantico, la lingua francese, i suoni puliti ma non troppo, l’abbondantissimo tremolo nel riffing, la narratività dei testi (stavolta dedicati ad una vicenda di una giovane donna rapita, costretta poi a vagare e ad esplorare il mondo in autonomia, in una storia di simbolica scoperta del sé).
Se non bastassero i collegamenti legati al disco in sé, stiamo parlando della band di Matrak, bassista dei Forteresse e attivo di recente anche nei Délétère e di Cadavre, batterista dal vivo degli stessi Forteresse. A questo punto, ciò che rimane è valutare la loro performance attraverso i quarantacinque minuti scarsi proposti e le sette composizioni, tutte di durata abbordabile, a parte “Rivières Rompues”, che arriva a nove.
Di sicuro, “Le bannissement” non è un disco noioso, visto che è ben suonato e soprattutto arrangiato con gusto (le finezze di batteria, soprattutto sui piatti, sono parecchie), ma dopo ripetuti ascolti risulta un po’ troppo monolitico ed è molto difficile ricordarsi questa o quella canzone, con l’eccezione proprio della più corposa in termini di tempo, ovvero “Rivières Rompues”, che riesce a contenere un po’ tutto: parti acustiche, elettriche, tempi sostenuti alternati ad altri più riflessivi e le linee vocali a nostro avviso migliori. Il resto è piacevolissimo, ma decisamente poco originale e abbiamo fatto fatica a segnarci questa o quella caratteristica specifica dei brani. Tutto, tra l’altro, è fortemente connotato dal modello Forteresse, il quale resta un gradino più in su per pathos ed epicità.
Nel complesso è un gradito ritorno, ma rimane privo di un guizzo che si faccia ricordare a lungo, nonostante impegno e buone intenzioni. Nel ‘Metal Noir Quebecois’ ci sono ‘anche’ i Cantique Lépreux, insomma. Per togliere la parola ‘anche’, serve la parola ‘di più’.