7.0
- Band: CARACH ANGREN
- Durata: 00:44:13
- Disponibile dal: 23/02/2015
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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Ormai stabilmente accasatisi presso la corte della potente Season Of Mist, i Carach Angren giungono all’importante traguardo del quarto disco sulla lunga distanza, provando ancora una volta a rinverdire i fasti della corrente sinfonica popolarissima tra la metà degli anni ’90 e l’inizio dei 2000 e caduta irrimediabilmente nel dimenticatoio poco dopo, obliterata dal ritorno in auge del black e del death metal tout court e di altri filoni più ammiccanti come il metalcore. Novità stilistiche da segnalare rispetto ai precedenti “Where The Corpses Sink Forever” e “Death Came Through A Phantom Ship”? Neanche per idea. Detto di una produzione bombastica e scintillante (la migliore nella carriera della band) curata dai “guru” della console Patrick Damiani e Peter Tägtgren, “This Is No Fairytale” riconferma tutti i limiti e i pregi del terzetto olandese, snodandosi attraverso un pugno di brani barocchi e sfaccettati, in cui non risulta possibile scindere il contenuto musicale da quello lirico. Prendendo come riferimento i Cradle Of Filth del periodo “Midian”, i Nostri mescolano symphonic black, death e thrash in parti più o meno uguali, imbastendo un concept horror tutt’altro che rasserenante e narrato con grande teatralità dal frontman Seregor, impeccabile nel sottolineare ogni passaggio della trama con una vasta e ispirata gamma di linee vocali (growling, screaming, parlato psicotico e chi più ne ha più ne metta). Venendo alle canzoni, convincono molto quelle concentrate nella prima parte della tracklist: i “singoli” “There’s No Place Like Home” e “Two Flies Flew Into A Black Sugar Cobweb”, cui si aggiunge “When Crows Tick On Windows”, ci mostrano una band decisamente in palla, a proprio agio soprattutto con tempi medi e parentesi dal forte afflato atmosferico, durante le quali orchestrazioni e tastiere salgono in cattedra senza però mai scadere nel pacchiano o nel ridondante. Le cose si complicano dall’intermezzo “Dreaming Of A Nightmare In Eden” in poi, quando il gruppo comincia a sciorinare blast-beat e riff brucianti con maggiore insistenza; queste parti – formalmente inattaccabili e non certo buttate sullo spartito alla rinfusa – appaiono ripetitive, spesso prive di mordente, e smorzano l’efficacia finale del platter, intaccandone la particolare aura da fiaba nera e deviata. Comunque sia, il nostro consiglio resta quello di addentrarsi nell’ascolto (e nella lettura) di “This Is No Fairytale” senza pregiudizi: potreste trascorrere un’oretta più piacevole del previsto…