5.5
- Band: CARCASS
- Durata: 00:18:53
- Disponibile dal: 30/10/2020
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Nel 2014, a un anno di distanza dal loro ultimo full-length, i Carcass fecero uscire l’EP “Surgical Remission/Surplus Steel”: un mini album a cui mancava solo l’adesivo “contiene b-side di trascurabile interesse” per rendere chiaro come fosse appetibile solo per i fan die-hard della band di Liverpool. Ecco, aggiungete sei anni di attesa, il fatto che non ci sia stato in mezzo un altro disco da cui ripescare scarti, abbassate ulteriormente il livello qualitativo e avrete già un quadro chiaro di “Despicable”. Apprezziamo se non altro l’onestà del titolo, perché davvero c’è poco da elogiare in questo comeback, che sicuramente crea più paura che aspettative, nell’attesa di un ritorno sulla lunga distanza dei Carcass. Dei quattro brani presenti, tre abbiamo già avuto modo di sentirli negli scorsi mesi, e la delusione è stata crescente; “The Living Dead At The Manchester Morgue” è un guazzabuglio di tutte le componenti del suono Carcass della seconda parte di carriera, dai riff corposi agli assoli esplosivi, passando per i rallentamenti cadenzati, il tutto mischiato senza molta logica. “The Long And Winding Bier Road” offre una struttura più omogenea, ma si assesta a metà strada tra un death’n’roll banalotto e il più pedissequo death melodico nel ritornello, arrivando a includere, probabilmente, l’assolo meno ispirato che sia mai uscito dalla chitarra di Bill Steer. E se vogliamo proprio essere maligni, anche il titolo che parodizza i Beatles lascia il tempo che trova. “Under The Scalpel Blade” è stato il primo brano distribuito online, sicuramente il più quadrato e canonico qui presente: un midtempo che non decolla mai, e in cui il bridge in growl non convince molto, con l’ennesimo assolo che risulta appiccicato in maniera posticcia sul finale. Paradossalmente “Slaughtered In Soho”, l’unico brano fin qui totalmente inedito, convince abbastanza: un’apertura ariosa e smaccatamente divertente dà il la ha una traccia che nuovamente non accelera mai, ma che oggettivamente evita in questo modo di fare (troppi) danni. Ci troviamo insomma senza timore di smentite di fronte a scarti riassemblati; e a giudicare da alcuni passaggi, certe idee erano rimaste (fortunamente) nel cassetto fin dai tempi di “Swansong”; speriamo che “Despicable” risponda a puri obblighi contrattuali e non sia uno specchio delle attuali capacità compositive della band.
