7.0
- Band: CARNAL FORGE
- Durata: 00:48:17
- Disponibile dal: 21/05/2007
- Etichetta:
- Candlelight
- Distributore: Audioglobe
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Toh, chi si rivede! Avevamo quasi perso le tracce dei Carnal Forge dopo la pubblicazione dell’appena discreto “Aren’t You Dead Yet?”. La band, subito dopo la pubblicazione di quel disco (era il 2004), aveva dovuto far fronte ad un importante cambio di lineup, sostituendo il frontman Jonas Kjellgren (oggi chitarrista degli Scar Symmetry) con Jens C. Mortensen. Poi il buio quasi totale, perchè, anzichè andare in tour, i nostri hanno deciso di prendersi una pausa, di non rinnovare il contratto con la Century Media e di dedicarsi al songwriting per un nuovo album, il quale vede la luce soltanto ora grazie all’inglese Candlelight Records. Essendo passati ben tre anni da “Aren’t You Dead Yet?” e avendo in formazione un nuovo cantante, era facile aspettarsi dei Carnal Forge almeno un po’ diversi dal passato… cosa che infatti viene confermata sin dalle prime note dell’ottima opener/title track. In questo suo sesto full-length, il quintetto ha modificato in maniera piuttosto decisa la sua proposta musicale, ridando nuovamente spazio a quegli esperimenti con la melodia che facevano capolino in molte tracce del sottovalutato “The More You Suffer” e optando per un songwriting più variegato e arioso. Complice di tale evoluzione deve essere stato in primis il buon Mortensen, il cui screaming è meno brutale e furioso di quello del suo predecessore, ma va anche sottolineato come i chitarristi, i fratelli Kuusisto, abbiano voluto esprimersi in una maniera maggiormente virtuosa e meno legata a canoni death-thrash, lasciandosi spesso andare a prolungati assoli o a riff assai più elastici del solito, non troppo lontani da quelli di certi The Haunted e Arch Enemy. Rispetto a “Aren’t You Dead Yet?” la qualità media delle composizioni è senz’altro più alta e la tracklist si lascia ascoltare volentieri, anche se bisogna comunque rimarcare come la parte centrale sia un pochino piatta se paragonata a quella iniziale o finale. I tempi dei memorabili primi due full-length (o – perchè no? – di “The More You Suffer”) sono lontani, ma con “Testify For My Victims” i Carnal Forge hanno comunque messo in mostra degli spunti interessanti, dimostrando, dopo il mezzo passo falso del CD precedente, di essere ancora in grado di confezionare un buon album.