7.0
- Band: CARNATION
- Durata: 00:35:16
- Disponibile dal: 03/11/2023
- Etichetta:
- Season Of Mist
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Trascorsi tre anni dalla pubblicazione del precedente “Where Death Lies”, i Carnation fanno ritorno sulle scene per affrontare il fatidico appuntamento con il terzo full-length album. Ciò che dovrebbe rendere questa nuova sortita particolarmente intrigante è la sbandierata intenzione del gruppo di cambiare le carte in tavola, addentrandosi in territori sonori precedentemente inesplorati.
Mentre la storia della formazione belga è sinora stata caratterizzata da un death metal tutto sommato tradizionale – anche se spesso alfiere di estrosi incroci fra scuole americana ed europea, sulla scia dei Bloodbath di metà carriera – sembra che ora i Carnation stiano cercando di aggiungere elementi più melodici ed atmosferici alla loro musica. Questa svolta, a detta della band, deve essere vista come un segno di maturità artistica, sintomo della volontà di non ripetersi e di avvicinarsi a un concetto di metal estremo non necessariamente di estrazione death.
Tuttavia, va notato che, a dispetto delle dichiarazioni di facciata su questa presunta rivoluzione, i ragazzi non abbiano operato chissà quali drastici cambiamenti nella loro proposta. A parte un paio di brevi e squillanti interventi di voce pulita, che, almeno in questa sede, appaiono più come estemporanei incipit che come nuovi elementi centrali della musica, il nuovo “Cursed Mortality” mantiene un’essenza ancorata allo stile distintivo dei belgi. Certo, l’attacco di “Replicant” suona tutto fuorché tipicamente Carnation, così come può stupire e intrigare il lungo ed epicheggiante sviluppo della title-track, ma un pizzico di cantato e qualche arpeggio in più non hanno certo reso il quintetto i nuovi Between The Buried And Me.
Alla fine, con il passare degli ascolti, ciò che rimane maggiormente impresso nella mente dell’ascoltatore sono le partiture tradizionali, quei riff spigolosi e al contempo orecchiabili o quelle melodie mefistofeliche, ispirati a dischi come “Nightmares Made Flesh” o “The Fathomless Mastery”, che la band impiega ancora copiosamente e che continuano a costituire il cuore del sound. È evidente che il quintetto non mastichi solo death metal, ma, almeno per ora, in sede di songwriting continua ad aggrapparsi saldamente a certe radici, lasciando una riconoscibile impronta di severità e potenza.
I vecchi fan dei Carnation possono insomma stare tranquilli: anche se “Cursed Mortality” mostra qualche desiderio di evoluzione, dal vivo molte di queste canzoni dovrebbero riuscire a garantire lo stesso impatto dei brani del vecchio repertorio.
Anche guardando alla poderosa resa sonora del disco, la band sembra essere consapevole dell’importanza di preservare l’energia e la potenza che i fan hanno imparato ad amare nei loro concerti, dimensione in cui i ragazzi eccellono.
Sembra in sostanza che il vero cambiamento di rotta sia un processo che richiederà del tempo per i Carnation. Restiamo curiosi, ma per adesso non abbiamo problemi a goderci questa ‘normalità’ death metal.