6.5
- Band: CARNIFEX
- Durata: 00:37:20
- Disponibile dal: 08/05/2016
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Giunti alla sesta prova sulla lunga distanza, i Carnifex dimostrano di essere ancora lontani dal conquistare i vertici del movimento death-core (stabilmente presieduti dagli amici Despised Icon, Suicide Silence e Whitechapel), sfoggiando però una vena creativa che in pochi si sarebbero aspettati dopo gli scialbi “Until I Feel Nothing” e “Die Without Hope”. “Slow Death”, fatta eccezione per un artwork dalla banalità disarmante, si configura infatti come un album scorrevole e divertente, improntato sulla cura delle ritmiche – mai così variegate – e sulla vivacità del guitarwork, che per l’occasione torna a flirtare insistentemente con l’immaginario Swedish black metal di Naglfar e Dark Funeral. Meno -core e breakdown ad oltranza, più dinamismo e apertura mentale: sono queste le prerogative dei Carnifex 2016, i quali sembrano essersi finalmente stancati delle strutture raffazzonate e posticce che ne avevano fin qui contraddistinto la carriera. Certo, nel corso della tracklist non mancano i soliti, evitabilissimi filler da pilota automatico inserito (in questo caso rispondenti al nome di “Pale Ghost” e “Black Candles Burning”), ma a prevalere è comunque un senso di brio che non si percepiva dai tempi del promettente esordio “Dead in My Arms”, tradotto in una convincente fusione di riff scandinavi e americani, in cambi di tempo ben assestati e in sinistre parentesi atmosferiche. D’altronde, basterebbe confrontare le sole “Dark Heart Ceremony”, “Necrotoxic” e “Countess of the Crescent Moon” con una qualsiasi delle vecchie ‘hit’ per rendersi conto delle migliorie avvenute in sede di songwriting, che senza offrire colpi di genio (Scott Lewis e soci rimangono pur sempre un gruppo di seconda fascia) riesce finalmente ad attestarsi su livelli fruibili e decorosi. Perseverare, alle volte, paga. Speriamo non sia solo l’ennesimo fuoco di paglia.