CARONTE – Spiritvs

Pubblicato il 25/03/2025 da
voto
8.0
  • Band: CARONTE
  • Durata: 00:40:25
  • Disponibile dal: 08/04/2025
  • Etichetta:
  • Ván Records

Spotify non ancora disponibile

Apple Music non ancora disponibile

A quattordici anni dall’EP di debutto “Ghost Owl”, i Caronte sono ormai diventati una formazione ‘classica’ della scena doom internazionale: esponenti di un dark sound ad ampio spettro, modellato e rifinito secondo connotazioni sempre diverse e ben distintive ad ogni nuova uscita, i musicisti parmensi sono da tempo una realtà di alto profilo, chiamati costantemente a suonare in importanti festival di settore e con un seguito fedele in tutta Europa.
Una band di rango, che ha compiuto un lungo giro tra tutto ciò che è materia oscura in musica. Dopo essersi portata verso l’astrazione, il misticismo, l’introspezione, abbinando derive lisergiche e strutture in divenire a una forte componente occulta, nelle ultime prove in studio – nello specifico l’album “Wolves Of Thelema” e l’EP “Circle” – la formazione guidata da Dorian Bones si è portata su formule meno fumose, denotando rotondità sonora e una spigliatezza tra hard rock e metal classico, imbevuti ovviamente di doom fino al midollo.
Se il filone del doom sporcato di stoner può ancora essere il settore di appartenenza, le tracce di “Spiritvs” sono ben imparentate ma non così vicine al materiale dei più datati “Church Of Shamanic Goetia” e “Ascension”. Ciò detto, ci rendiamo conto che stare troppo a disquisire di generi per i Caronte sia un discorso ozioso e utile fino a un certo punto, mentre vale molto di più la pena inoltrarci nei contenuti del nuovo album.
Come osservato per “Wolves Of Thelema”, l’ingresso di un secondo chitarrista ha dato un taglio più dinamico alla musica della band, le interazioni chitarristiche iniettano spinta e mordente laddove l’atmosfera potrebbe divenire fin troppo greve e monocorde. In passato poteva volerci un minimo di rodaggio per entrare in sintonia con il loro stile, caratterizzato da lunghe spirali di suono, momenti apparentemente narcolettici e ondivaghi; adesso si va al dunque in poche battute, avvalorando ancora più di prima il paragone con il licantropico rolleggiare di Danzig nelle sue prove migliori.
L’opener “Scarlet Love” ha un riffing vizioso che entra in testa in un attimo: tutti gli ingredienti sanno di Caronte in modo lampante, ma sono declinati in una forma più leggera e ‘facile’, dalle linee vocali più ammiccanti del grande affabulatore Dorian Bones, a un ritmo di batteria contagioso, fino a trame chitarristiche tanto rombanti quanto semplici e levigate. Nulla di così spiazzante, sia chiaro, per qualcuno magari fin troppo edulcorato: eppure funziona tutto benissimo.
L’insieme ha qualcosa di leggero, l’alone occulto lo percepiamo ancora, ma è mitigato e, oseremmo dire, ‘rinfrescato’ da un approccio meno serioso alla materia.
Un’impressione che si rafforza strada facendo, mentre i Caronte inanellano gran canzoni una dietro l’altra. Il feeling sabbatiano è ovviamente ben centrale e le melodie in primo piano, a favorire un’orecchiabilità che non sa mai di frivolezza. Come e più che in “Wolves of Thelema” c’è una meticolosa attenzione nel valorizzare i ritornelli, nonostante per ampi tratti la musica di “Spiritvs” appaia come un inarrestabile flusso di coscienza, scandito da intrecci delle chitarre brillanti sotto il punto d vista armonico e la consueta, carismatica, prova vocale del leader.
In alcune circostanze la presenza del maligno si fa più pressante, i volumi si alzano e il clima si arroventa (“Saggitarius Supernovae”), cercando un assalto strumentale e vocale che non conceda respiro. Oppure si maneggiano abilmente motivi di derivazione ecclesiastica, catchy come dei Ghost più metallici e robusti (“Antikristos”). Il senso per il rock’n’roll della band fa la differenza, tra un mezzo recitato che sa di cerimonia iniziatica, e scampoli psichedelici da mettere i brividi.
Nonostante una forma più schietta di altri loro capitoli discografici, “Spiritvs” dà l’idea di essere un torrenziale continuum, dove i confini tra le tracce sono labili ed è l’opera nella sua interezza ad affascinare, superiore nel valore alla semplice somma dei suoi singoli tasselli. Per la capacità di mesmerizzare e allucinare l’ascoltatore, attraverso un suono brillante e vintage, ricco di dettagli ed evocativo, sembra di respirare le atmosfere dei The Devil’s Blood, sotto una luce più doomeggiante.
Questione di semplice suggestione, forse, per un album ancora più riuscito e costante nell’ispirazione rispetto agli ottimi ultimi lavori. Doom or be doomed!

 

TRACKLIST

  1. Scarlet Love
  2. Aiwass Calling
  3. Sagittarius Supernovae
  4. Antikristos
  5. Beyond Daath
  6. Fire Walk With Me
  7. Interstellar Snakes of Gold
0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.