7.5
- Band: CARONTE
- Durata: 00:43:45
- Disponibile dal: 06/12/2019
- Etichetta:
- Ván Records
- Distributore: Audioglobe
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Con “Wolves Of Thelema” i Caronte vanno a compiere il cambiamento più netto di tutta la loro carriera. Approdati al punto di massima indefinitezza e fumosità stoner con “Church Of Shamanic Goetia”, piano piano il gruppo parmense si è riportato in direzione della scorrevolezza accattivante dell’omonimo EP d’esordio. Nonostante ciò, il passo fra il riuscito “YONI” e l’ultimo disco è di quelli assai lunghi e difficilmente pronosticabili. L’ingresso di una seconda chitarra e l’introduzione dei synth ha mutato lo sguardo panoramico con cui l’ora quintetto guarda alla materia doom. Se la propensione ad andamenti rolleggianti e di immediata lettura era sempre stata insita nell’identità del gruppo, un suono così chiaro e apertamente heavy metal non si era riscontrato nelle pubblicazioni precedenti. La seconda chitarra concede spazio a un elaborato lavoro di armonizzazioni, che rende il sound complessivo più dinamico e incalzante. I synth danno poi coloriture accese prima solo vagamente intuibili e fanno il paio con una prova vocale che, pur non stravolgendo quanto siamo abituati ad attenderci da Dorian Bones, denota una ricerca della melodia vincente e un’immediatezza prima più sacrificate all’ombrosità e a un cantilenare stordente. Ora quelle voglie di intrattenimento già affioranti e in alcuni casi ben in primo piano divengono il centro del discorso, regalando una tracklist trascinante e disseminata di episodi che necessitano di pochi ascolti per farsi comprendere.
Non che per raggiungere tale obiettivo il songwriting si sia semplificato, tutt’altro, da ogni strumento si cerca di ricavare il massimo delle possibilità espressive, compiendo qualche piccolo azzardo se necessario. È come se i Caronte, ormai appagati di un certo modo di procedere, abbiano deciso di passare a un altro capitolo della loro storia, senza per questo dover rinnegare nulla di quanto combinato finora. Nel tambureggiare della batteria si nota a sua volta un piglio che non conoscevamo, che va subito a caratterizzare la titletrack in apertura. Alla gradita percezione di assistere a un rituale di magia occulta, si aggiunge un’ariosità inedita e piccole aggiunte chitarristiche speziano di fragranze squillanti il fluire stoner-doom. Il nero si ricopre di dorature, come suggerito dall’affollata copertina. Ed è solo l’inizio del viaggio, che con “333” fa scoppiare le voglie rock’n’roll in un pezzo diretto e coinvolgente, condotto magistralmente da un cantato indemoniato e soliste tirate a lucido, perdendo nulla in atmosfera. Il contrasto fra le ripetizioni ossessive dello stoner e i lenti, luminosi, giochi armonici, diventa il tema centrale della tracklist, sia quando i Caronte avanzano pigramente, sia quando si permettono attacchi a viso aperto.
Pezzi come “Hypnopyre” e “Queen Of The Sabbath”, se analizzate attentamente, più che variazioni di struttura con gli altri dischi, si distinguono per gli arrangiamenti fra il prog e lo psichedelico, piccole divagazioni un po’ di tutti gli strumenti e la centralità dei chorus. Un lavoro che porta risultati rilevanti, perché la macchina-Caronte non si inceppa mai e non soffre di sperimentazioni altezzose. Nella seconda parte di “Wolves Of Thelema” arie sacrali prendono gradatamente il sopravvento, incorporando elementi classic doom alla Candlemass-Solitude Aeturnus nelle melodie e nei cori (“Quantum Ecclesia”, “Starway To The Cosmic Fire”) e mettendo comunque in circolo quei mantra sciamanici che la band ha sempre amato. Non vi è altro da aggiungere, se non complimentarsi coi Caronte per essere riusciti a rinnovarsi e a modificare il proprio sound senza snaturarsi.