7.5
- Band: CARPE NOCTEM
- Durata: 00:52:16
- Disponibile dal: 16/09/2013
- Etichetta:
- Code666
- Distributore: Audioglobe
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Dopo una lavorazione durata diverso tempo (la band si è fondata nel 2005), il debut album dei Carpe Noctem vede finalmente la luce per la nostra Code666, etichetta da sempre molto abile nello scovare interessanti giovani realtà. Le sonorità del gruppo islandese rimandano ad una commistione di black metal, doom e progressive che privilegia soprattutto arie disturbanti, attraverso composizioni capaci di infondere sentimenti di inquietudine e stranezza. Cinque tracce, cinquanta minuti abbondanti di musica a base di un rutilante estro ritmico e di un guitar-work che si sfoga costantemente in materia di dissonanze e arpeggi sibillini. La spina dorsale della musica dei Carpe Noctem è certamente il black metal, ma parliamo di ultimi Mayhem e Deathspell Omega, piuttosto che di Immortal e compagnia old school. Quando si è convinti di aver inquadrato un brano, in realtà, subito dopo, ci si accorge però di non aver messo a fuoco nulla, poiché lo sport preferito della band pare essere quello di spiazzare e rendere l’ascolto un’esperienza cangiante molto prossima al caleidoscopio. Qua e là si scovano appunto elementi doom – sentire l’omaggio ai Black Sabbath dell’incipit di “III. Odium Somniferum” – oppure vere e proprie evoluzioni imprevedibili e deliranti, con sorprese tra il death metal e il progressive più squilibrato che fanno pensare a gente come Paroxsihzem o Abyssal. In sottofondo, comunque, si distingue una musicalità tutto sommato ben delineata, come se i Nostri volessero prendere le distanze da certi eccessi tipici di questi filoni, mantenendo il “disagio” all’interno di confini precisi e lasciando spazio anche a parti “dritte”, le quali possono sia rendere le composizioni abbastanza memorizzabili, sia amplificare la follia delle aperture più sfuggenti e contorte. Un disco particolare, questo degli islandesi, che necessita di vari ascolti e di ambientazioni adatte in cui immergersi (non ascoltatelo in auto o in metropolitana ma, piuttosto nelle cuffie a casa) e che magari farà storcere un po’ il naso agli ascoltatori più orientati verso il lato tradizionale del genere. Tuttavia, è indubbio che i Carpe Noctem possiedano una notevole capacità di raccontare storie angoscianti. “In Terra Profugus” ci porta brani che suonano criptici, ma che sono al tempo stesso capaci di toccarci le corde dell’anima; poco importa se alcuni momenti del disco appaiono un po’ stanchi e ripetitivi (probabilmente tagliare alcuni minuti avrebbe giovato allo scorrere del lavoro), perché in definitiva l’obiettivo che ci si era preposto – disturbare, destare l’interesse – viene raggiunto in pieno.