7.0
- Band: CASTLE
- Durata: 00:35:44
- Disponibile dal: 28/04/2012
- Etichetta:
- Ván Records
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Mette un buon umore quasi contagioso questo secondo album degli sludge rockers Castle. La band di San Francisco ha confezionato un album dal piglio estremamente melodico e groovy, pieno fino all’orlo di riff azzecatissimi e perfetti per la essenzialità vibrante e l’efficacia con i quali vengono proposti. In questo i Nostri sono assimilabili ai Torche, ai Karma To Burn (soprattuto quelli dell’omonimo debutto ancora provvisti di vocals, femminili per lo più), ai Melvins nei loro momenti più easy e, in misura minore, anche a dei Kylesa con gli ampli un po’ più abbassati e con l’ignoranza un tantino smorzata. Ma non è certo la componente “metallica” il focus dei Nostri. I Castle infatti sembrano molto più intenti a forgiare dei riff più memorabili che pesanti, in pieno stile seventies, ma senza certo scordarsi il volume e la grassezza di un downtuning scellerato, tanto caro e utile allo stoner rock e al doom metal d’annata. Fa eco alla qualità del songwriting anche il sound del lavoro, che, grazie alle sapienti mani del demiurgo del watt Billy Anderson, è riuscito a uscire potentissimo, avvolgente e fottutamente heavy. Ineccepibile la prova dietro al microfono della cantante-bassista Elizabeth Blackwell, la quale, grazie a una timbrica molto soul e ad una estensione vocale invidiabile, è riuscita a donare alle canzoni di “Blacklands” un taglio molto aggressivo, ma anche ammaliante e dannato allo stesso tempo. Impossibile a questo punto non fare il parallelismo tra gli americani e gli olandesi The Devil’s Blood, altra heavy band dal sound d’altri tempi, dotata di tanti riff infallibili e soprattutto di una frontwoman con una voce, uno stile ed un carisma del tutto al di sopra della media. Insomma, tutti gli amanti dell’heavy rock più obeso, dello stoner rock e di quei riffoni enormi, estremamente groovy, ma easy e privi si osticismi, apprezzeranno senza mezze misure questo vero “rocker” di un album chiamato “Blacklands”.