7.5
- Band: CASTLE
- Durata: 00:33:51
- Disponibile dal: 16/05/2014
- Etichetta:
- Ván Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
In uno splendido crocevia che si posiziona proprio a metà strada tra Iron Maiden del periodo Di’Anno, primi Metallica, Saint Vitus, Mercyful Fate, Black Sabbath e Janis Joplin, troviamo nuovamente i Castle, trio epic/classic doom di San Francisco guidato come sempre dall’ugula sovrumana e dalla presenza assolutamente regale e sciamanica della istrionica frontwoman/bassista Elizabeth Blackwell. Siamo ancora al cospetto di una band che non sbaglia mai un colpo e che sembra attingere costantemente da un’ispirazione ineffabile e inesauribile, che è stata capace di ritagliarsi una propria fetta di perfezione nell’underground, una propria nicchia di magnificenza in ambito classic-heavy che non lascerà mai più, che ha reclamato, conquistato e posseduto a gran voce, e a suon di riff indimenticabili. “Under Siege” non fa che rinforzare la reputazione dei Nostri, basandosi ancora, come sempre, più di sempre e come non mai, sulla potenza e la perfezione del riff e della voce magnetica e ipnotizzante della Blackwell. Le melodie sono assolutamente irresistibili, i riff indimenticabili, il pathos e l’intensità mostrati da manuale, la presenza, il carisma e la personalità messi in campo dal trio sono quelli dei professionisti veri, degli autentici eroi dell’underground, di coloro che creano prodotti indimenticabili e senza tempo. Riff dopo riff, assolo indimenticabile dopo assolo indimenticabile, i Castle hanno ancora una volta creato un lavoro in cui si respira classe e carisma con ogni inalazione della loro musica e che sembra interamente basato su nozioni heavy che appaiono classiche, indimenticabili, nostalgiche e senza tempo. Non c’è alcuna pretenziosità in questa musica, nessun desiderio di stravolgere alcuna regola o di travalicare quelli che sono i punti fermi e imprescindibili della gloria del metal, solo una conoscenza vastissima dei punti chiave e dell’ancestrale forza del metal nata con i Sabbath quarant’anni fa, e un tatto e una classe smisurati nel saper malleare una materia gloriosa che in pochi, pochissimi, oggi sanno maneggiare come allora. I Sabbath al posto di quelli tornati con “13” sarebbero dovuti tornare con QUESTI riff e avrebbero materializzato il trionfo, un trionfo che invece è tutto dei piccoli, grandi Castle da San Francisco. Tutti i fan della “nuova scuola” dell’heavy classico – Christian Mistress, Witchcraft, In Solitude, Graveyard, Ghost, Slough Feg, The Devil’s Blood, Ceremony, Dawnbringer – perderanno la testa per questo disco, ne siamo certi.