7.0
- Band: CATHEDRAL
- Durata: 02:25:00
- Disponibile dal: 21/06/2004
- Etichetta:
- Earache
- Distributore: Self
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Mega-raccoltone celebrativo, edito dalla Earache Records, per una delle band più famose ed importanti transitate (e rimaste a lungo) nel suo roster: i britannici Cathedral. Un doppio-cd celebrante, in modo più che esaustivo, una larga parte della carriera del combo in questione, attraverso un best of ed un disco che raccoglie alcune gustose rarità, mai pubblicate prima, scelte direttamente dalla band stessa. Band da sempre e da tutti indicata come l’erede naturale dei gloriosi Black Sabbath – e non a torto! – ma rimasta, per qualche inspiegabile motivo, solo ai margini del successo di massa, peraltro solitamente poco avvezzo a baciare in fronte i gruppi doom, vuoi per la mancanza di una vera e propria scena, vuoi per la poca accessibilità della loro proposta. Un vero peccato, in quanto i Cathedral, visti dal vivo nel lontano 1996 insieme ai Blood Divine di supporto ai connazionali My Dying Bride, furono una micidiale sorpresa di bravura e coinvolgimento! Da tempo, ormai, la line-up è stabile ed affiatata, in grado di creare perfette e caratteristiche alchimie sonore: i riffoni dall’incedere iper-groovy e mammuthiano di Garry Jennings, a volte mutati in lunghe sessioni ipnotiche e sulfuree, si uniscono alla sezione ritmica formata dal bassista Leo Smee e dal batterista Brian Dixon, sinonimo di affidabilità e stravagante precisione, per dare infine spazio alla particolare timbrica del doommaster Lee Dorrian, narratore di gradevoli storielle da fantasy cosmico oppure iniziatore ai più invasati rituali sabbatici. La raccolta, soprattutto per chi non conosce al meglio i Cathedral, è indubbiamente molto interessante e può essere un buon punto di partenza per addentrarsi nello strano immaginario del quartetto albionico. Come già detto, “The Serpent’s Gold” si divide in due cd, “The Serpent’s Treasure” e “The Serpent’s Chest”: nel primo, sono contenute 15 canzoni tratte da quasi tutta la discografia, fra le quali la figura migliore la fanno le tre song tratte dallo stupendo “The Carnival Bizarre”, ovvero “Hopkins (Witchfinder General)”, “Vampire Sun” e l’esaltante “Utopian Blaster”, quest’ultima con la partecipazione di Sua Maestà Toni Iommi alla chitarra, alle prese con uno dei riff classici più massicci di sempre. Il resto è poco da meno, anche se la lunghezza dei brani e la loro pesantezza a volte rende disattento l’ascolto, avvertimento che non vale per gli incalliti aficionados delle sonorità pastose e cantilenanti di Dorrian & Co. Nel secondo dischetto, invece, è presentato un interessante insieme di rarità, comprendenti qualche brano live – fra questi un’ottima “A Funeral Request”, che vede come ospiti di lusso Victor Griffin e Joe Hasselvander degli storici Pentagram e Scott Carlson dei Repulsion – parecchie versioni demo di canzoni poi edite, la cover di “Rabies” dei Witchfinder General e qualche traccia inedita o scartata dalle recording session. Due ore e mezza di materiale cathedralesco non sono affatto poche e nemmeno facili da affrontare, se proprio vogliamo dirla tutta…l’uscita è adatta sia per i fan che già apprezzano il gruppo, sia per chi vuole farsi un’idea iniziale della sua proposta. Unico consiglio che ci permettiamo di dare, se vi impossesserete di “The Serpent’s Gold”, è quello di assorbirlo a piccole dosi, scongiurando così il pericolo dello smarrimento senza ritorno nel caleidoscopico mondo stregato di Lee Dorrian…buon viaggio!