7.0
- Band: CAUSTIC WOUND
- Durata: 00:26:27
- Disponibile dal: 10/04/2020
- Etichetta:
- Profound Lore
- Distributore: Audioglobe
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La Seattle che ci piace. Non quella grunge, ma quella death metal di gente come Cerebral Rot, Mortiferum e Fetid. Dalle menti di alcuni di questi luminari nasce il progetto Caustic Wound, il quale arriva fra noi con questo “Death Posture”, primo full-length di una realtà che mira chiaramente ad operare come tributo al grindcore/death-grind dell’ondata dei tardi anni Ottanta e dei primi Novanta. Una miscela di sonorità caustiche – per l’appunto – in bilico tra i Napalm Death della prima ora – sia quelli dei seminali esordi, sia quelli più massicci del periodo “Harmony Corruption”/“Utopia Banished” – Terrorizer di “World Downfall”, Assück e Brutal Truth del debut album. Partendo dalla traccia inaugurale del disco, la titletrack, il suono si dipana lungo sentieri di assoluta cupezza espressiva, evitando accuratamente chissà quali ghirigori sperimentali. Allineandosi alla stessa idea di revival di formazioni come Machetazo o Looking For An Answer, i Caustic Wound sviluppano la propria proposta lungo coordinate rigorosamente tradizionaliste, puntando sempre su strutture essenziali e riff massicci dall’impatto il più crudo possibile, con l’intento di ricollegarsi appunto agli albori del genere. Ciononostante, il bagaglio death metal e l’esperienza maturata nelle band principali non possono essere sempre del tutto ignorati: va infatti sottolineato il lavoro che viene fatto sui rallentamenti, i quali, in episodi come “Uranium Decay” o “Cataclysmic Gigaton”, assumono una funzione decisiva nello spezzare le ritmiche serrate e nell’evocare conseguentemente atmosfere torbide e sinistre. Il gruppo si muove quindi con un certo giudizio, cercando, per quanto possibile, di non ripetersi troppo e di fondere la propria fedeltà alle origini con un minimo di maturità artistica. Alquanto apprezzabile il risultato finale: “Death Posture” non inventa nulla, ma procede ispirato tanto da fare volare via la sua mezzoretta all’insegna di immaginari catastrofici.