8.0
- Band: CAYNE
- Durata: 00:54:30
- Disponibile dal: 29/06/2018
- Etichetta:
- Graviton Music Services
Spotify:
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Se pur storicamente legati ai Lacuna Coil – da una cui costola sono nati a fine anni ’90, per mano dei due chitarristi Claudio Leo e Raffaele Zagaria – i Cayne hanno avuto una carriera molto più travagliata, che ha raggiunto il tragico apice con la prematura scomparsa nel 2013 (a poche settimane dall’uscita dell’album omonimo) di Claudio per un male incurabile. Perso ogni legame con la line-up originaria, la band meneghina si compatta dunque intorno al nuovo chitarrista Diego Minach – proveniente dai sottovalutati Rhope, e qui impegnato anche in veste di produttore – punto focale, insieme al singer Giordano Adornato e al tastierista/violinista Giovanni Lanfranchi, di un disco catartico (a partire dal titolo) che non dimentica il passato ma guarda al futuro. Rispetto al gothic rock/metal degli esordi, ancora ben presente soprattutto negli arrangiamenti e nelle linee vocali, “Beyond The Scars” mette in mostra una maggiore dose di groove a livello ritmico, creando un mix immediato da metabolizzare ma tutt’altro che scontato. Apprezzabile anche la fluidità con cui i Nostri spaziano da pezzi più malinconici (“One More Chance”, “The Asylum Of Broken Hope”, “The Crossroad”) ad altri più aggressivi (“Blessed By The Night”), senza dimenticare passaggi più danzerecci (“Celebration Of The Wicked”, “Slave”, “Free At Last”) o reminiscenze rock ’n love (“A New Day In The Sun”, “Bad Blood”). Come a voler recuperare il tempo perduto, il terzo disco dei Cayne si presenta dunque come un frullatore caledoscopico che mescola influenze degli ultimi vent’anni – HIM, Type O Negative, Katatonia, Lacuna Coil, 69 Eyes, Paradise Lost, Depeche Mode – in poco meno di un’ora, per la gioia di chi è cresciuto con queste sonorità. Oltre le cicatrici, c’è la miglior rinascita che ci potessimo aspettare per una delle formazioni più sottovalutate dell’undergound tricolore.