7.0
- Band: CELESTE
- Durata: 01:09:00
- Disponibile dal: 22/11/2013
- Etichetta:
- Denovali Records
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La giusta irriverenza e la giusta aggressività, ma non sempre anche la giusta freschezza. Questo è “Animale(s)”, quarto album del quartetto transalpino, in uscita come sempre per la Denovali Records. La band si conferma piena di carattere, grazie ad un sound ormai inconfondibile che sposa come al solito il black metal e alcune istanze post hardcore; allo stesso tempo, certe formule che il gruppo adotta iniziano a sapere un po’ di vecchio o comunque a risultare meno sorprendenti ed efficaci. C’era attesa di sentire i Nostri nuovamente all’opera, dopo il successo di critica e pubblico che era stato “Morte(s) Nee(s)” del 2010, e non si può dire che “Animale(s)” ne rappresenti un seguito illogico. Semplicemente, il gruppo non si è evoluto o è maturato più di tanto: le chitarre, il drumming e la voce ci presentano la band di sempre, quella votata ad un sound esasperante ed ipnotico, che trasforma sovente il post hardcore più crudo nel black metal più accecante, e viceversa, con lunghi midtempo in doppia cassa alternati a rapide sfuriate. La varietà nelle strutture non è mai stato il punto forte dei Celeste e tocca ribadire lo stesso concetto anche per “Animale(s)”: il disco nel complesso è senza dubbio buono e i brani – anche grazie ad una produzione che è la migliore della carriera della band – se presi singolarmente hanno un gran tiro, ma in una tracklist corposa come questa si confondono sovente gli uni con gli altri, non riuscendo sempre a sfruttare tutta la loro energia per trovare intrecci e melodie memorizzabili. Al quarto full-length, tutto ciò inizia a diventare un problema: lo stile della formazione è e resta personale, ma è difficile capire questo permanente scarso desiderio di dare un’impronta precisa alle singole canzoni; un’impenetrabilità che inizia a sembrare gratuita. Sì, perchè se si ascoltano tracce come “Dans Ta Aalive, Sur Sa Peau” o il lungo outro ci si rende conto che i Celeste sono effettivamente in grado di fare qualcosa di nuovo e/o di comporre tracce subito memorizzabili. Non sappiamo se questo sia un processo che richiede loro molta fatica, ma i risultati sono buoni, se non ottimi. “Dans Ta Aalive, Sur Sa Peau”, in particolare, propone un gran bel riff nello stacco centrale: solido, groovy, immediatamente efficace. Perchè non provare ad utilizzare simili spunti più spesso? Senz’altro non deve essere facile riuscire a sviluppare un progetto singolare come questo e mantenere intatte le sue tipiche atmosfere, ma resta il fatto che, dopo quattro album, la formula Celeste inizia a mostrare un po’ la corda. Serve insistere su alcune delle intuizioni incluse in questi brani.