7.5
- Band: CELESTIAL SCOURGE
- Durata: 00:30:24
- Disponibile dal: 28/02/2025
- Etichetta:
- Time To Kill Records
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Una copertina colorata che rappresenta degli alieni e la classificazione come death metal: di questi tempi si potrebbe pensare ad un cliché piuttosto abusato ma, all’ascolto, ci si rende subito conto che i Celestial Scourge suonano molto diversi da ‘quel gruppo del Colorado’.
Composta da veterani della scena con estrazione piuttosto varia (si va dai Blood Red Throne ai Gehenna, passando per Glimt e Vorbid), la band norvegese arriva all’album di debutto a quattro anni dalla nascita e a due dalla prima pubblicazione, l’EP “Dimensions Unfurled” che ce li aveva fatti conoscere.
Come già accennato, di death metal si tratta, in questo caso specifico nella sua versione più brutale e tecnica: otto brani, quasi tutti al di sotto dei quattro minuti di durata, per mezz’ora totale di musica, senza riempitivi e senza pause o interludi. Il quintetto fondato nel 2021 dal bassista Stian Gundersen è una vera e propria macchina da guerra, con un suono che incorpora tanto influenze relativamente moderne come Beyond Creation o The Faceless quanto sonorità più classiche vicine ai Suffocation o ai Deafeated Sanity, privilegiando l’impatto e la complessità rispetto alla ricerca di qualsiasi tipo di atmosfera.
Ad un ascolto attento, ci si rende conto che dietro a tutta questa frenesia si cela in realtà un lavoro non indifferente, con una sezione ritmica in grado di gestire una quantità enorme di cambi di passo, un’agguerrita coppia di chitarre e, soprattutto, una varietà di registri vocali che spaziano da un growling profondo ad urla più acute, aumentando il senso di caos (se sia un bene o un male lo lasciamo decidere al lettore).
Pezzi brevi e spaccaossa come “Vessels”, “Insectoid Evisceration” e “The Optic Chiasm” sono la specialità della casa, ma i risultati sono buoni anche quando i nordici si avventurano nell’unico brano più lungo e frastagliato, “Assembling Deformities”, tanto da farci pensare che un altro paio di canzoni di questo tipo avrebbero giovato all’esito finale.
Il tema a carattere spaziale è abbastanza originale e descrive l’incapacità delle nostre menti umane di comprendere l’enorme massa di informazioni provenienti da galassie lontane.
“Observers Of The Inevitable” non è un album perfetto, per fare il salto di qualità definitivo manca qualcosa a livello di scrittura ma, oltre ad essere un disco vario e godibile dall’inizio alla fine, si distingue da una massa di uscite del suo genere prodotte con lo stampino, e già non è poco: un piccolo passo avanti e il prossimo appuntamento con i Celestial Scourge potrebbe stupirci.
