7.5
- Band: CELESTIAL SEASON
- Durata: 00:40:11
- Disponibile dal: 25/04/2022
- Etichetta:
- Burning World Records
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Pur non avendo mai raggiunto il successo dei fuoriclasse del genere, quali Anathema, Paradise Lost e My Dying Bride, gli olandesi Celestial Season sono molto più che onesti mestieranti del doom/death metal: nati nell’ormai lontano 1991, hanno pubblicato due album storici come “Forever Scarlet Passion” e “Solar Lovers”, che li hanno elevati allo status di band di culto, prima di virare su sonorità in parte più vicine allo stoner e ritirarsi dalle scene. Il ritorno due anni fa, con un misto dei membri dei loro due dischi storici (loro stessi definiscono questa formazione come ‘Doom Era line-up’), ha prodotto il buon “The Secret Teachings”, vero e proprio ritorno al passato e, eliminato anche l’ultimo velo di ruggine dovuto alla lunga inattività, i Celestial Season imbastiscono ora un progetto ambizioso: una trilogia di album dal titolo “Mysterium” (la cui seconda e terza parte saranno pubblicate entro il 2023) che, secondo la band, avranno un approccio simile pur non costituendo un vero e proprio concept.
Il primo capitolo di questa saga, “Mysterium I”, mette subito in chiaro, se ce ne fosse bisogno, le intenzioni della formazione di Nijmegen: riproporre quel suono doom vecchia scuola che riesce a coniugare in maniera perfetta death e gothic, con qualche venatura classica conferita dall’utilizzo praticamente costante di violino e violoncello; il mood è sempre fortemente malinconico, con ritmi rallentati ed atmosfere romantiche. Ci sono momenti in cui l’intensità è incredibile, come nel pezzo d’apertura “Black Water Mirrors”, in cui le chitarre sono in perfetto equilibrio con gli strumenti classici ed un growl profondo ed espressivo ci riporta alla cupa gravità dei già citati My Dying Bride. La titletrack “Mysterium” è un altro picco dell’album, con una melodia fuori dal comune, al tempo stesso cacofonica e suadente, mentre “Endgame” è il brano più curioso, un incrocio tra il death metal svedese tipo Dark Tranquillity e sonorità gotiche. Dello stoner degli album precedenti rimane pochissimo, ad esempio qualche riff dilatato in “All That Is Known”, a favore di una pesantezza ricercata ed intrigante.
La critica più grande che si può muovere a questo gruppo è quella di non volersi distaccare nemmeno per un momento da schemi e sonorità consolidate, cercando in tutto e per tutto di suonare esattamente come si faceva negli anni ’90, ma gli appassionati di questo genere, di fronte alle decadenti note di “Mysterium I”, non potranno che rimanere ancora una volta estasiati.