7.0
- Band: CEMETERY FILTH
- Durata: 00:37:35
- Disponibile dal: 13/04/2020
- Etichetta:
- Unspeakable Axe Records
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Se parliamo di death metal americano, la terra che, più di altre, ha dato i maggiori impulsi al genere è sicuramente quella targata Florida. Impossibile non pensare a nomi come Mordid Angel, Deicide, Obituary: band importanti, cardinali, che hanno fatto la storia e che ancora oggi influenzano ed ispirano moltissimi gruppi, più o meno recenti. Tra le nuove leve, arrivano ora al debutto ufficiale per l’Unspeakable Axe Records, i qui presenti Cemetery Filth che, con il loro “Dominion”, cercano di stringere a piene mani il pesante testimone lasciato in eredità dai maestri sopra citati. Missione compiuta oppure questa nuova realtà di Atlanta si è limitata ad un mera riproposizione mnemonica delle lezioni impartite dai loro padrini? Diciamo che, con i dovuti paragoni del caso, il quartetto della Georgia è riuscito a muoversi sulle linee old-school di un tempo, chiamando in causa pure Autopsy (rimanendo negli Stati Uniti) oltre ad Asphyx e Bolt Thrower (per il death europeo) senza venire comunque risucchiato dal pericoloso vortice del copia-incolla. Tutt’altro: in più di un’occasione ha inserito trame del tutto personali ed originali che hanno portato un tasso notevole di interesse in questo primo loro lavoro. I ritmi vorticosi, a tratti appesantiti, dell’opener “Subdcution” fanno da contorno ai riff maligni intarsiati dal chitarrista Ryan Guinn, mentre il timbro gutturale non così profondo di Matt Kilpatrick ci introduce tra le lande tetre del cimitero riportato in copertina. Un brano che, in accoppiata alla successiva “Exhumed Visions” ci mostra la versatilità del gruppo americano: non solo fughe furiose e martellanti (anche se la prestazione del drummer Chris McDonald non è sempre all’altezza) ma anche stacchi più tecnici e a loro modo melodici, così da dare un assetto variegato ai vari pezzi. Non mancano passaggi thrash (“Paralytic Scourge”), in cui spiccano ogni volta gli assoli ricercati dello stesso Guinn, ad anticipare brani più vicini alla vecchia scuola. Da segnalare, oltre all’intrigante “Churning Of The Shallows”, la conclusiva titletrack introdotta dall’acustica “From Euphonic Crypts”: i nove minuti di “Dominion” confermano, infatti, le buonissime intenzioni e le conseguenti qualità dei Cemetery Filth i quali, gettate finalmente le basi, dovranno alimentare la fiamma della propria proposta se vorranno definire ancor meglio il tracciato della loro carriera.