7.5
- Band: CEMETERY URN
- Durata: 00:43:38
- Disponibile dal: 17/08/2018
- Etichetta:
- Hells Headbangers
Spotify:
Apple Music:
Che il decadimento abbia inizio. Un declino globale che appesantisce ancor di più il fetore rilasciato da un’esistenza ormai allo sbando, destinata all’oblio eterno. Un manifesto brutale e rovinoso innalzato sugli altari più putridi dai Cemetery Urn, che con il qui presente “Barbaric Retribution” giungono al loro quarto inno mortifero in dodici anni di carriera. In poco più di quaranta minuti, la band australiana, capitanata da Andrew ‘Undertaker’ Gillon, già leader dei death metaller Abominator, ci trasporta nelle viscere più recondite e marce della terra, martellandoci severamente le orecchie a suon di attacchi death al cardiopalma, spezzati da nauseabondi, quanto pesanti rallentamenti, ancor più ferali rispetto all’andamento generale che domina le nove tracce previste. Sostenitori incalliti dell”Australian Barbaric Death Metal’, come sottolineato dal gruppo stesso sulla cover dell’album, i quattro di Melbourne non si limitano comunque al mero compito di pestare gli strumenti, vomitando note a destra e a manca, inserendo una sorta di pilota automatico; una sostanziale varietà d’insieme, se così possiamo definirla, infatti, contraddistingue ogni singolo e brano.
E se l’assalto iniziale di “Victim Defiled” assume ancor più vigore con la successiva “Ghost Of Suicide”, è la parte centrale del full-length a prendere una piega più articolata ed altalenante dal punto di vista ritmico. Il terzetto composto da “Deathmask Preserver”, “Down The Path Of The Dead” (la migliore del lotto) e “Manifesto Putrefactio” sgorga putrefazione e miasma da ogni nota prima che la title-track torni ad incendiare nuovamente i freddi altari ormai spogli e ridotti ad un cumulo di ragnatele. Una marcia pestilenziale che, seguendo i canoni tipici del death made in Australia (vedasi Ignivomous, Bestial Warlust), strizza pure l’occhio ai maestri del genere old-school d’oltreoceano Incantation. Mentre Gillon, in sede di registrazione, ha coperto il doppio ruolo di chitarrista/bassista, è la voce gelida e letale del nuovo singer S.Geoffery (che on stage imbraccerà il basso) a celebrare al meglio le sulfuree litanie, riuscendo a ben interpretare i passaggi più spediti e ferali oltre ai momenti maggiormente ‘introspettivi’. E se “Putrefied Living Flesh” inserisce anche frammenti in chiave thrash, è la conclusiva “Tendrils Of Defilement” a regalarci l’ultima e definitiva mazzata tra i denti per quello che, a conti fatti, risulta una più che dignitosa retribuzione barbara firmata da una band che, imperterrita, prosegue la sua discesa negli abissi più marcescenti.