5.0
- Band: CENTINEX
- Durata: 00:17:29
- Disponibile dal: 01/04/2022
- Etichetta:
- Agonia Records
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A circa due anni dalla pubblicazione dello spento “Death in Pieces”, i Centinex si rifanno vivi con un EP che purtroppo poco aggiunge al magro repertorio degli ultimi tempi, facendo registrare un ennesimo passaggio interlocutorio in una carriera che ormai sembra trascinarsi sempre più nell’anonimato. Dalla reunion del 2014 sono stati davvero pochi i sussulti regalatici dalla death metal band svedese, la quale ha prima tentato di cimentarsi in sonorità più vicine a certo groove floridiano, per poi tornare su registri maggiormente scandinavi con il succitato ultimo album, senza tuttavia mai mettere davvero a fuoco il songwriting. Sfortunatamente, questo nuovo “The Pestilence” si mantiene sulle medesime coordinate, arrabattandosi attorno a pochi riff che sanno tanto di usura e stagnazione, anche e soprattutto perché inseriti all’interno di strutture sin troppo elementari. Le iniziali “Armageddon” ed “Evil Is Evil” trasmettono banalità già dai rispettivi titoli, per poi confermarsi su livelli poco entusiasmanti non appena il vago incedere thrash delle ritmiche e del lavoro di chitarra sfocia in una lunga corsa fine a se stessa, priva di cambi di tempo e di intuizioni rilevanti. Il midtempo di “Tremble in Fear”, con il suo incedere più roccioso, prova a lanciare qualche appiglio in più all’ascoltatore, ma anche qui le idee terminano presto; la conclusiva “Torture”, dal canto suo, recupera un po’ di verve con un incipit in d-beat che dal vivo potrebbe funzionare piuttosto bene, tuttavia il salto di qualità anche qui fatica a materializzarsi: lo sviluppo è telefonato e i riff non brillano nè per ignoranza, nè per orecchiabilità.
A conti fatti, ai Centinex sembra proprio mancare quel brio e quella mordacità che dovrebbero essere alla base di una proposta come questa: il sound è dozzinale e ogni fruizione non fa che aumentare la voglia di lasciar perdere, magari per andare a riscoprire il materiale degli anni Novanta e dei primi Duemila, periodo nel quale gli svedesi spaziarono tra death classico e death-black metal con un piglio molto più autorevole. Dal debut “Subsconscious Lobotomy” a “Hellbrigade”, non sono pochi i lavori da rispolverare.