6.5
- Band: CEPHALIC CARNAGE
- Durata: 00:41:02
- Disponibile dal: 25/03/2005
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Self
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Quarto album per gli americani Cephalic Carnage, che avevano lasciato intravedere potenzialità sconvolgenti con il precedente “Lucid Interval” e che, dovendo confermare quanto di buono espresso in passato con questo “Anomalies”, non sembrano essere in grado di tenere fede a tutte le promesse. Grindcore ultratecnico e decisamente sui generis, con incursioni più o meno sporadiche in territori non proprio convenzionali (l’album si concede più di un passaggio dalle parti dello stoner) che sembrano questa volte meno integrate nel suono dei cinque di Denver e maggiormente concentrate in un paio di brani (“Piecemaker”, ad esempio). Come sempre la forza dei Cephalic Carnage è nei riffs spezzati e nervosi, sempre alla soglia della cacofonia ma raramente fuori contesto; anche “Anomalies” evidenzia questa caratteristica del quintetto, ma sembra mancare quella sana (lucida) follia che era invece il fulcro di “Lucid Interval”. Certo, ci sono digressioni interessanti (come le voci pulite in “Dying Will Be The Death Of Me”, forse la migliore del lotto), ma l’idea che emerge dall’ascolto dei dodici brani è che questa volta i nostri abbiano adottato un profilo più basso, componendo un album certamente valido ma meno caratterizzato dei suoi predecessori. Poco si ricorda al termine dell’ascolto, poco torna in mente a distanza di giorni, mancano quelle manciate di secondi indimenticabili che costellavano le tracce degli album precedenti. Se non è una mezza delusione, poco ci manca