CERESIAN VALOT – Uumen

Pubblicato il 21/05/2025 da
voto
7.0
  • Band: CERESIAN VALOT
  • Durata: 00:44:29
  • Disponibile dal: 23/05/2025
  • Etichetta:
  • Prophecy Productions

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C’erano una volta, in una grande nazione europea famosa per il gelo, i suicidi, la lingua impronunciabile e i gruppi metal, i Ghost Brigade, una formazione che, nonostante la prematura scomparsa per cause naturali, è riuscita a lasciare un ottimo ricordo di sè attraverso dischi qualitativamente validissimi e stilisticamente sempre interessanti. Bene, non ci siamo troppo stupiti perciò, qualche settimana fa, a leggere le note biografiche e promozionali di questi Ceresian Valot e scoprire che tre di essi sono proprio ex membri della Brigata Fantasma, fra i quali il prode e melanconico chitarrista Wille Naukkarinen, il batterista Veli-Matti Suihkonen ed il tastierista Joni Vanhanen.
Rivistisi nell’ormai lontano finale di 2020, probabilmente in quel momento in cui mezza popolazione mondiale ricominciava a provare voglia di vivere dopo l’angoscia pandemica del Covid-19, i tre musicisti hanno iniziato a pensare fosse giunto il tempo di tornare a comporre dischi assieme…ma non come Ghost Brigade, ovviamente! Ecco quindi i Ceresian Valot prendere forma, completati dal cantante Panu Perkiömäki, dal secondo chitarrista Tapio Vartiainen e dal bassista Ville Angervuori, sestetto che con questo “Uumen” – termine che in finlandese significa ‘profondità’ – arriva all’esordio su Prophecy Productions, traendo solo in parte ispirazione da quanto fatto con la band d’origine.
Siamo difatti di fronte ad un metal neanche tanto metal, musica certamente molto introspettiva e ‘rock’, di classe, progressiva, gotica, languida e malinconica, post-, atmospheric, doom, anche carica di folk – inteso a grandi vedute e non certo quel folk associabile a bevute di birra e taverne stracolme di avventori rubizzi. Chiaro come i riferimenti udibili in “Uumen” siano piuttosto limpidi e cristallini: sì i Ghost Brigade, ma davvero solo un accenno, solo un richiamo, sebbene piuttosto riconoscibile, come fosse frutto di un cordone ombelicale mai del tutto reciso; poi tanti, tantissimi Solstafir, Katla, Amorphis, The Ocean, Black Sabbath, Jethro Tull, forti rimandi ai Seventies, all’hard-rock proto-metallico, al progressive dei primordi e chi più ne ha più ne metta.
Il cantato in lingua madre di Perkiömäki è un’altra potente nota di distacco tra i Ceresian Valot e i Ghost Brigade, vocalizzi per la maggior parte del tempo pacati e praticamente recitati, che hanno più di qualcosa in comune con certe soluzioni dei già citati islandesi Solstafir, sebbene molto meno istrionici a livello di timbro vocale. Brani che spaziano in durata da molto lunghi a corti poco più di un intermezzo fanno capire come la band di Jyväskylä non punti certo al singolo da classifica, bensì alla costruzione di un serio lavoro d’insieme e d’atmosfera, in cui anche le tastiere, seppur solo a tratti rilevanti e per la maggior parte della fruizione tenute lampeggianti in sottofondo nelle retrovie, partecipano attivamente alla posa delle fondamenta del palazzo Ceresian Valot.
Stiamo cercando di spiegarvi, perciò, un lavoro confezionato di sicuro con cura dei dettagli, determinazione e grandissimo savoir-faire, tanto che possiamo tranquillamente tirare in ballo la cultura do-it-yourself per questo “Uumen”, costruito e realizzato tecnicamente dalla A alla Z dal gruppo: chi si è occupato dell’artwork, chi della registrazione, chi della produzione, chi di mixing e mastering; insomma, questa nuova band di musicisti più che esperti ha tutte le potenzialità e i crismi per fare davvero bene all’interno di un panorama che potrebbe star loro stretto, se il proseguo dell’avventura dovesse delineare percorsi stilistici differenti. Per ora, comunque, questo post-metal/alternative rock a tutto tondo fa la sua sporca figura ma allo stesso tempo non ci fa certo gridare al miracolo, soprattutto se tenevamo i Ghost Brigade stretti stretti in una nicchia appena fuori dal cuore. Alte aspettative, ma anche un’onesta non eccezionalità di tale opera prima, non ci permettono dunque di andare oltre ad un comunque solido sette pieno, lasciando il giusto spazio ai sei finnici per poter migliorare esponenzialmente quanto mostrato fin qui.
Brani come ad esempio “Taivaankatsoja” oppure la conclusiva (nonchè secondo singolo) “Valojuovat”, pur durando tra i sette e i dieci minuti, paiono sempre sul punto di esplodere, diventare qualcosa, una canzone memorabile, un momento topico del lavoro… E invece no, restano sempre in qualche modo dimesse, incompiute, chi per un andamento sornione e fin troppo da passeggio, chi per idee che paiono solo abbozzate e non ancora ben svolte.
A parte il breve episodio semi-elettronico intitolato “Hyoky”, purtroppo anch’esso non memorabile, la restante tracklist risolleva “Uumen”, mai deficitante in personalità ed eleganza, sotto l’aspetto della capacità di trascinare ed emozionare: l’opener “Ajattomuus Rajattomuus” è un gran bel biglietto da visita, tra The Ocean, Solstafir, Amorphis e iniziali cadenze sabbathiane che, per forza, piacciono; così come anche i titoli-scioglilingua delle successive “Pohjavirtauksia” e “Karavaaniseralji” danno una bella svegliata al ‘lato duro’ dei Ceresian Valot: la prima delle due è di certo la più dinamica e ‘viva’ della tracklist, baciata da arrangiamenti chitarristici e alle tastiere superbi; la seconda, invece, ha un crescendo di partenza memorabile, sorretto da un groove quadratissimo e trascinante, keys che riempiono la mente allargando orizzonti e psiche e un mood d’insieme molto piacevole, per un brano pressoché strumentale che paradossalmente colpisce per l’ottima ripetitività delle sue strutture potenti e tetragone.
Discorso a parte, infine, lo merita la title-track, una traccia appena sotto i due minuti di lunghezza ma che brilla incredibilmente di genio scrittorio: voce, sintetizzatori, tastiere, effetti, atmosfera spettrale, un loop fantastico… Peccato che tutto svanisca poi molto presto, lasciando una mostruosa curiosità di sapere come si sarebbe evoluto il brano se i suoi autori avessero deciso di renderlo una vera canzone!
Insomma, un disco di debutto che arriva e passa come fanno i dischi di debutto di solito, soprattutto se a comporli sono vecchie conoscenze della scena metallica – no, non chiamiamolo super-gruppo, perchè i Ceresian Valot non lo sono: occorre altro materiale per giudicare, sicuro, per ora non ci si stropiccia gli occhi, ma è anche vero che questa band ha un potenziale compositivo davvero enorme. Staremo a vedere!

 

TRACKLIST

  1. Ajattomuus Rajattomuus
  2. Taivaankatsoja
  3. Uumen
  4. Pohjavirtauksia
  5. Karavaaniseralji
  6. Hyoky
  7. Valojuovat
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