7.5
- Band: CERULEAN
- Durata: 00:20:06
- Disponibile dal: 26/01/2024
- Etichetta:
- I Voidhanger Records
Spotify:
Apple Music:
Attivi dal 2017 e provenienti dalla California (benché la fondazione ricada geograficamente sotto il sole dell’Arizona), i Cerulean irrompono con un EP volto a formare una ‘prima parte di due’ di death metal dissonante, non privo di un certo formalismo black nell’anima.
Nati come solo project del chitarrista/cantante Stephen Knapp, trasferitosi appunto nella sfavillante San Diego, e aumentato il numero dei musicisti a tre, i Nostri pubblicano questo “Carrion Angel”, e si avventano alla nostra gola con una dose di pessimismo bruciante e opprimente, ben enucleato dalle dissonanze esposte e da una scrittura contorta ma capace di non perdersi in se stessa, anzi.
Cinque brani per una ventina di minuti (pubblicati inizialmente in autonomia nel 2023 e portati alla luce dalla sempre sagace I, Voidhanger), che si aprono con una breve introduzione strumentale di un flauto contrabbasso a settare il mood sinistro, e che successivamente si svolgono con un continuo botta e risposta tra violenza forsennata, cambi di registro, giri in evoluzione e le citate dissonanze.
Siamo dalle parti di gente come Suffering Hour, Gorguts, con un piglio interessante soprattutto nell’espressività dei giri di chitarra, strumento che in questo genere rischia, se non ben maneggiato, di non lasciare granché del proprio passaggio. Qua invece funziona bene l’utilizzo di riff veraci, che potrebbero stare bene anche in un altro contesto e che qui proprio non sfigurano: ora un giro che potrebbe trovarsi in una canzone thrash, ora un altro che ne richiama una più classicamente heavy, la band trova una certa armonia anche in questa esasperazione del genere di base. Al di là di alcune scelte ‘classiche’ del genere, ci sono dei passaggi riuscitissimi di gusto chiaramente death metal, capaci di lasciare delle impronte belle chiare nella testa dell’ascoltatore. Merito di un affiatamento abbastanza tangibile tra i membri della band (oltre che di una perizia tecnica indiscutibile) e di una scrittura gustosa che sa quando rallentare e a modo suo ‘aprirsi’ all’ascoltatore, ora con gloriose manate in faccia (“Sky Burial”), ora approfondendo il discorso con le lugubri sonorità della title-track, i cui primi due minuti sono tutto fuorché scontati nello spalancarci davanti il proprio inferno alla Deathspell Omega o, ancora, dalla dritta voracità di “Gnashing Of Teeth”.
Se proprio vogliamo dire qualcosa, manca quella scintilla che ci farà riconoscere i Cerulean in maniera inequivocabile, quel tocco, quella magia da veri fuoriclasse, ma c’è sicuramente tempo per stupirci. Insomma, venti minuti che scorrono veloci e che lasciano il segno, oltre alla voglia di ascoltare la parte due di questo lavoro, prevista entro l’anno. Molto bene.