8.0
- Band: CHAOS INCEPTION
- Durata: 00:30:43
- Disponibile dal: 05/06/2012
- Etichetta:
- Lavadome Productions
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Secondo album per questo quartetto statunitense, attivo dal 2008; nove brani all’insegna di stridori e di un’irruenza sonora tipicamente US death metal anni ’90, mescolati a una certa sensibilità melodica, tradotta in particolare attraverso una lunghissima sequela di avvincenti assoli e lead di chitarra cortesia di Matt Barnes, axeman da qualche tempo in forza anche ai Monstrosity. Messa così, la proposta dei Chaos Inception dà senz’altro un’idea di consuetudine, di ‘già visto e sentito’; e, in effetti, il filone è tutto sommato quello a base di ferocia, tecnica e atmosfere mefistofeliche lanciato dai Morbid Angel ormai oltre due decenni fa ed efficacemente portato avanti da una vasta schiera di agguerritissimi seguaci più o meno di recente. Rimanendo negli USA, potremmo citare Diabolic ed Hate Eternal, tra i più noti epigoni, ma come dimenticare Rebaelliun e Krisiun dal Brasile, i Mithras dal Regno Unito o i nostri Hour Of Penance? Liquidare il gruppo dell’Alabama come l’ennesimo, solito adepto di una tradizione sarebbe ingiusto, almeno quanto definirlo un fulmine di originalità; diciamo che il quartetto si pone nel mezzo, percorrendo, certo, una strada già battuta da altri, ma facendolo mettendoci tantissimo gusto e riuscendo ad evitare con una disinvoltura impeccabile – caratteristica delle band di un certo peso – quelle paludi dell’anonimato in cui sono solite piombare quelle formazioni che, più che rivisitare, copiano e scimmiottano. Ai Chaos Inception si può criticare una indubbia aderenza a certi noti stilemi death metal e un modo di strutturare i brani che, alla lunga, può apparire un po’ ripetitivo, ma guai a sottovalutare la loro abilità nel muoversi all’interno dello stile in questione, l’eleganza del guitar-work del suddetto Barnes e il buon gusto con cui questo viene assemblato in composizioni scorrevoli e compiute. “The Abrogation” è un lavoro che guarda esclusivamente agli amanti di un determinato modo di concepire e suonare il death metal: un disco che punta, con efficacia, tutte le sue carte sulla bellezza dell’insieme e sull’intensità dell’interpretazione e che difficilmente lascerà impassibili coloro che stravedono per le band citate poche righe fa. Un perfetto manuale per songwriter e appassionati di old school death metal (in salsa americana): frizzante, coinvolgente e persino clamoroso a tratti, come ben dimostra la magnifica “Phalanx (The Tip of the Spear)”.