8.5
- Band: CHAOS INCEPTION
- Durata: 00:40:46
- Disponibile dal: 14/02/2025
- Etichetta:
- Lavadome Productions
Spotify non ancora disponibile
Apple Music non ancora disponibile
Ci sono album che nascono in pochi mesi, altri che maturano lentamente, affinati dall’esperienza e da un’incessante ricerca artistica. “Vengeance Evangel” appartiene senza dubbio alla seconda categoria. Dopo oltre un decennio di gestazione, il nuovo capitolo dei Chaos Inception si manifesta come un concentrato di fedeltà alla tradizione del vero death metal, estrema precisione e disciplina strutturale. Non un semplice ritorno, ma una dichiarazione di intenti netta e intransigente, che riafferma appunto la totale devozione del gruppo americano al death metal più caparbio.
Un disco attesissimo, dopo il grande exploit underground di “The Abrogation”, il terzo full-length della creatura guidata dal chitarrista Matt Barnes (Monstrosity, ex Diabolic) amplia il discorso delle puntate precedenti per dare vita a una vera e propria masterclass in un death metal tetragono, sorretto da una profonda ricerca tecnica e animato da uno spiccato oltranzismo a livello concettuale. Una proposta che, come pochi altre, non scende a compromessi sul fronte dell’integrità artistica.
Siamo davanti a un album che mescola il meglio dei Morbid Angel più visionari, a cavallo tra “Blessed are the Sick” e “Covenant”, con la verve dei migliori momenti di guerrieri underground come Centvrian, Mithras, gli stessi Diabolic, gli Hate Eternal più sofisticati, arrivando in certi momenti anche a evocare la barbara scuola brasiliana di Krisiun e Abhorrence, ma sempre mantenendo un grandissimo controllo a livello di riffing e intelaiature ritmiche, con variazioni di tempo e tono continue e una generale ricchezza sul fronte delle dinamiche che richiede per forza molteplici ascolti per essere davvero assimilata. Un lucido rigetto degli schemi e dei reticoli di sottogenere che tuttavia non appare una resa rassegnata alla casualità esterna, quanto una sinergia emotiva, una collisione di complessità, flusso continuo di una cultura death metal che attinge direttamente dalla materia viva dello studio e del confronto. Semplicemente, esplode qui la voglia di sintonizzarsi, di immergersi in un cerimoniale in cui avviene una prodigiosa convergenza di creatività e profondo rispetto della cosiddetta vecchia scuola.
In una corrente musicale dove la sovrabbondanza di riff e soluzioni tecniche può talvolta trasformarsi in dispersione, i Chaos Inception dimostrano invece una rara capacità di sintesi e costruzione, dando vita a brani che traboccano di spunti senza mai risultare gratuitamente sovraccarichi o caotici. L’ampiezza della loro gamma espressiva, qui esemplificata anche da degli assoli particolarmente variopinti e incisivi, non è solo un esercizio di virtuosismo, ma il segno di un’ispirazione irrefrenabile, di una voglia di superarsi e di ridefinire continuamente i propri confini, pur restando fedeli alla tradizione. Il songwriting del chitarrista statunitense è una deriva che procede con devastante foga, un prendere forma che è quasi un fragilissimo schiudersi, una rivelazione che mette in risalto e amplifica il recondito, il dettaglio, il particolare nascosto.
Le variazioni dinamiche di episodi come “10,000 Dead By Pincer”, “Reckoning of the Blade” o “Tusk of the Black Sow” sono gestite con un’intelligenza compositiva fuori dal comune, rendendo ogni sezione del brano un tassello essenziale di un insieme coerente e vitale. I continui cambi di tempo lasciano intravedere prospettive diverse tra un’aggressività costante e spunti melodici che spezzano la tensione solo per intensificarla nelle riprese finali.
Inoltre, a differenza di molte produzioni contemporanee, l’album rifiuta la sterilità sonora della compressione digitale, preferendo un mix che preserva dinamica e impatto senza sacrificare la chiarezza. Il risultato è un suono vivo, organico, che si impone con una brutalità autentica, lontana quindi da quelle produzioni artefatte che purtroppo oggigiorno riescono ancora a fare proseliti anche in questo ambito stilistico.
“Vengeance Evangel”, in sostanza, è un album destinato a lasciare il segno, un’opera che ricorda agli ascoltatori cosa significa suonare death metal con dedizione assoluta e visione artistica intransigente. I Chaos Inception hanno costruito un monolite di rigore compositivo che si impone come uno degli apici del genere negli ultimi anni. Una dozzina d’anni di attesa hanno dato vita a un disco che non chiede il permesso di esistere: semplicemente, lo fa con una forza che pochi altri possono eguagliare.