7.5
- Band: CHAOS INVOCATION
- Durata: 00:44:01
- Disponibile dal: 08/11/2024
- Etichetta:
- AOP Records
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A due anni dal precedente “Devil, Stone & Man”, intervallo insolitamente breve per i loro standard di lavorazione, tornano i Chaos Invocation con un nuovo attestato di fanatismo verso le sonorità più suadenti e carnali dello spettro swedish black metal, provando una volta per tutte a porsi come faro all’interno dello scenario underground del Vecchio Continente.
Lasciata la World Terror Committee per accasarsi sotto l’egida della AOP, messasi recentemente in mostra grazie all’ultimo The Spirit, il gruppo originario della Renania-Palatinato confeziona un disco – il quinto di una carriera avviata ormai vent’anni fa – che si guarda bene dal rivederne la formula dalle fondamenta, cercando piuttosto di espanderne e dettagliarne le caratteristiche in un flusso equilibrato di aggressione e melodia, concretezza e spiritualità, per un risultato complessivo pervaso come al solito da un’atmosfera diabolica palpabile, oltre che da una cura formale lodevole.
In questo senso, l’artwork di Khaos Diktator (Nordjevel, Of Feather and Bone, Schizophrenia) e la produzione di V. Santura (Bølzer, Obscura, Triptykon) parlano da soli: ancora una volta, il quintetto non ha lasciato le cose al caso, dando alla proposta un involucro di alto livello che trova poi riscontro nell’ispirazione della scrittura, il cui incedere – sebbene più parco di guizzi rispetto a quello della suddetta opera del 2022 – resta autorevole e capace di emozionare senza difficoltà i fan di Watain e Dissection.
In effetti, anche oggi, è impossibile non citare l’operato di Erik Danielsson e Jon Nödtveidt per inquadrare il contenuto di “Wherever We Roam…”, disco che, lasciandosi ispirare soprattutto dal repertorio del primo e dal mood ora profondo, ora teppista dei vari “Lawless Darkness” e “The Wild Hunt”, si snoda fluidamente per tre quarti d’ora in un paesaggio avvolgente, dinamico e umbratile.
Scendendo maggiormente nel dettaglio, è da sottolineare il modo in cui è stata costruita la tracklist, con la prima parte riservata agli episodi più diretti e brucianti, irruenti nelle loro esplosioni in bilico fra black/death e thrash, e la seconda dal taglio invece più composito, durante la quale le strutture si ammantano di epicità, gli influssi classic metal spirano con forza e la voce pulita di Omega (aka Gionata Potenti, anche in Darvaza e Nubivagant) accentua il trasporto e l’armonia del tutto, facendo di “This World Wants Us Dead”, “Only in Darkness” e “Engravings of the Quivering Pedestal” i veri highlight dell’album.
A conti fatti, senza nulla togliere agli altri brani, è in questi episodi che le qualità dei Chaos Invocation emergono appieno, conferendo alla narrazione uno sviluppo più avvincente e disinibito, motivo per cui l’augurio è che prossimamente certi spunti possano essere riproposti e ampliati, portando la narrazione su un piano superiore di audacia.
Comunque sia, in attesa del successore di “The Agony & Ecstasy of Watain”, o se state ancora apprezzando il recente “Songs Against Humanity”, l’ascolto resta chiaramente di quelli consigliati.