8.0
- Band: CHELSEA WOLFE
- Durata: 48:19
- Disponibile dal: 22/09/2017
- Etichetta:
- Sargent House
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Indubbiamente è l’epoca d’oro per la musica alternative al femminile. Sono ormai parecchi anni in cui anche la frontiera della musica estrema si è condita di personaggi assolutamente validi, che stanno ormai producendo album sempre più convincenti. Se l’alt-pop è stato ormai sdoganato da St. Vincent et similia, è anche vero che le frontiere più oscure della musica underground si sono sempre più aperte al fenomeno massificato dell’ascolto omnicomprensivo e hanno portato alla luce prove decisamente esaltanti. Non è un caso che tra queste spunti fuori il nome – ormai non più così underground – di Chelsea Wolfe, che ritorna dopo l’ottimo “Abyss” del 2015. Collaborazioni a non finire per la cantautrice californiana, oltre che numerosi album e brani divenuti poi colonne sonore di show televisivi di prima linea (“Fear The Walking Dead” e “Game Of Thrones”), l’hanno portata ad essere presente in maniera trasversale in territori dark, goth, neofolk e metal. Non a caso, in questo quinto “Hiss Spun”, è presente la mano magica di Troy Van Leeuwen (Queens Of The Stone Age, A Perfect Circle, Failure), la guest appereance di Aaron Turner (Isis, Old Man Gloom) in “Vex” e il tocco in sede di produzione di Kurt Ballou (Converge). Il sound di “Hiss Spun” è sicuramente quello più sludge-oriented delle produzioni finora concepite dalla mastermind californiana, ma i suoi valori sonori riescono ancora a tenere conto delle attitudini passate, in particolare, però, proseguendo il discorso di “Abyss” e meno quello romanticheggiante e neo-folk del bellissimo “Pain Is Beauty”. Con il singolo “16 Psyche” avevamo già avuto modo di rivedere le tonalità più Nineties di certi Smashing Pumpkins (quelli di “Ava Adore”), soprattutto nel comparto visuale e ritmico, mentre la voce di Chelsea rimane sempre il punto focale attorno al quale ruota il percorso evocativo e darkeggiante del cantautorato sofferto della californiana. Troy Van Leeuwen fa la sua figura ed arricchisce i territori minimali delle composizioni in maniera più omnicomprensiva, donando una compattezza e omogeneità di suono che rendono “Hiss Spun” un prodotto ampiamente valido innanzitutto sul piano sonoro, oltre che di arrangiamento. Sul piano qualitativo tutte le tracce mantengono una loro ottima resa, rimanendo su territori molto oscuri e criptici, dando pochissimo spazio al romanticismo di “Pain Is Beauty” o una certa sperimentalità di “The Grime And The Low” (“Offering”) ed assestandosi su un percorso ben delineato su uno sludge dilatato ed ipnotico, lento ed ossessivo, talvolta industriale, come quello che parte da “Spun”, si amplifica in “The Culling”, si contorce in “Particle Flux”, si affievolisce in acustico in”Two Spirit” e termina sofferto in “Scrape”, per chiudere con una delle performance migliori a livello vocale da parte dell’artista californiana e con la massima omogeneità possibile. Ancora una volta siamo di fronte ad un ottimo lavoro che consolida lo status di valore di un’artista di questa portata e con queste coordinate di sound specifiche, e che probabilmente le farà fare il salto di qualità definitivo. Brani come “Twin Fawn” rientrano tra i migliori esempi di cosa questa musica possa comunicare: l’intima debolezza e malinconica di un essere umano di fronte ad un mondo sempre tanto illuminato di neon quanto al tempo stesso scuro e annichilente.