7.0
- Band: CHEVALIER
- Durata: 00:45:40
- Disponibile dal: 26/04/2019
- Etichetta:
- Gates Of Hell Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
I Chevalier appartengono a quella schiera di musicisti nordici particolarmente nostalgici, rivolti a rinverdire fasti del tempo che fu in materia di metal classico con lo spirito del fan perdutamente innamorato di tale sound. Rivisitazioni ormai sempre più esperte ed incisive, corroborate da una filologia apprezzabile e idee argute, tali da mantenere il necessario equilibrio fra bisogno di classicità e una personalità consolidata. Speed ed epic metal sono i due elementi cardine del primo album firmato dal combo finnico, un concentrato di ardori, atmosfere di fantasy eroico, rasoiate soliste in purissimo stile priestiano che facilmente tocca il cuore dei defender. Un po’ come sta riuscendo ad altri gruppi coetanei, i Chevalier mettono sul piatto tantissima energia e prendono le nostre attenzioni in pochi attimi, contando su un lavoro di chitarra martellante, diretto debitore del power metal a stelle e strisce e del più rustico classic metal scandinavo. Le due asce si alternano concitate a dare spinta ai pezzi, i botta e risposta chitarristici sono il cuore della tracklist, mezzo per dare un taglio narrativo nervoso e palpitante a brani vorticosi, che attraverso gli ascolti svelano una complessità di scrittura non così facile da cogliere inizialmente. Perché altri due fari che illuminano il cammino di questi focosi ragazzi sono i Manilla Road e gli Omen, richiamati nelle striature vigorose dei riff e ricami melodici coinvolgenti, in progressivo divenire, capaci di trasformarsi e di alzare l’asticella del pathos addentrandoci nei meandri delle singole canzoni.
Come accadeva sui due primi leggendari album della band di Kenny Powell, giri di basso magnetici segnano gli stacchi salienti, l’avanzamento separato dalle chitarre dà un particolare dinamismo ad attacchi metallici sfaccettati, che nell’impronta vagamente progressiva hanno invece la principale aderenza alle idee del compianto Mark Shelton. I cinque mettono su un’aria che potremmo definire ‘alternativa’, ‘strana’, come potrebbe essere quella degli Slough Feg, ossia una band chiaramente heavy metal, ma che fa le cose a modo suo, incrocia interpretazioni della materia non convenzionali e disegna traiettorie stilistiche riconoscibili ma con qualche piacevole divagazione.
Ed è qui che interviene la voce femminile che non ti aspetti di Emma Grönqvist, una Kim La Chance dei giorni nostri dal maggior tasso di ruvidezza e un grado di aggressività intimidatoria non di poco conto. Asprezza, estensione, accenti psicotici ed enfasi si coagulano in linee vocali personalissime, un marchio di fabbrica difficilmente equivocabile. Lo spumeggiante entusiasmo tipico delle opere prime dà una marcia in più a un affresco sonoro che deve ancora trovare un perfetto bilanciamento fra caos ed epos, ma sa già adesso emozionare e offrire piccole hit underground, fra le quali spiccano il refrain urlato di “Stormbringer” e la drammaticità adrenalinica di “A Warrior’s Lament”. La Cruz del Sur, con la sua branca Gates Of Hell, si conferma talent scout competente: i Chevalier vanno tenuti sotto stretta osservazione.