7.0
- Band: CHILDREN OF BODOM
- Durata: 01:18:00
- Disponibile dal: 15/12/2023
- Etichetta:
- Spinefarm
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Omaggio, memoria, riconoscimento o mera operazione commerciale? I più maligni, o semplicemente realisti, sposerebbero l’ultima delle opzioni elencate; la parte malinconica del mondo metal invece, andrebbe direttamente per la più pura e semplice celebrazione di un musicista e della sua micidiale creatura.
Sta di fatto che – a tre anni dalla scomparsa di Alexi Laiho – la Spinefarm Records ha dato alle stampe l’ultima apparizione live dei Children Of Bodom. In casa loro, a dicembre, per onorare il capitolo definitivo della propria carriera, prima di quella separazione che tanto fece parlare al momento dell’annuncio, lasciando parecchio amaro in bocca agli appassionati, e sulla quale si è altrettanto sentenziato in seguito alla dipartita di Alexi.
E allora prendiamolo così com’è, questo “A Chapter Called Children Of Bodom”, e cioè come l’occasione di ascoltare ancora una volta quello scream selvaggio e, soprattutto, quel mix estremo di chitarra e tastiere (Laiho e Wirman), ad innescare una melodia che ha fatto la storia della band finlandese.
Facciamo quindi un salto all’indietro nel tempo e torniamo al 2019: nel mese di gennaio il quintetto di Espoo, guidato dal quartetto base (Alexi, Janne Warman, Jaska Raatikainen e Henkka T. Blacksmith) e dal nuovo chitarrista Daniel Freyberg, aveva rilasciato il decimo tassello della propria discografia, “Hexed”, che sarà anche il loro canto del cigno.
Da lì, una lunga serie di show che li porterà prima negli Stati Uniti, quindi in Europa per i classici festival estivi, per poi chiudere l’anno in Russia e infine in terra finlandese. Ma è proprio in concomitanza di quest’ultima parentesi live, che giunse l’inatteso comunicato: “E’ con profonda tristezza che annunciamo che questo 2019 sarà l’ultimo anno per i Children Of Bodom con questa line-up. Grazie ancora per tutto – Children Of Bodom“. Questo scrissero, mettendo così la parola alla fine ad un avventura durata ventidue anni, sorta da quel lago di Bodom e dal fantastico “Something Wild”, esplodendo definitivamente con il successivo “Hatebreeder”, prendendo poi una certa stabilità di successo con “Follow The Reaper”. Il rosso, il verde e il blu: così vennero bollati i primi tre capitoli di Alexi e compagni, che in pratica definirono una particolare costola del metal estremo. Da lì in avanti la band riuscì solo in parte a ricalcare il successo di quei primi tre dischi, mantenendo comunque il medesimo impatto di selvaggia professionalità on stage.
Ed è lo stesso effetto che possiamo rivivere, seppur con qualche nota dolente dal punto di vista della produzione globale (la resa sonora del pubblico è pressoché assente, per non dire artefatta), nello show di Helsinki, durante il quale i Bambini di Bodom attraversano l’intera discografia, premiando l’ultima produzione “Hexed” con i due pezzi d’apertura, prima di chiamare in causa tutti gli album realizzati, con una particolare predilezione per “Hate Crew Deathroll” dal quale, oltre che la title-track, vengono proposte anche “Needled 24/7”, “Angels Don’t Kill” e “Bodom Beach Terror”. Dal passato non possono mancare nemmeno le varie “Everytime I Die”, “Follow The Reaper”, come anche “Deadnight Warrior” e “Lake Bodom”, lasciando alla mitica “Downfall” l’onore di chiudere ufficialmente i battenti della storia dei Children finlandesi. Canta Alexi, con quel suo ghigno grezzo e sprezzante, delizia i presenti con la sua classe alle sei corde, elargendo “kiitos” (grazie, ndr) in quantità industriale.
Un’ultima corsa on stage capitanata ancora una volta dall’ora quarantenne ‘Wildchild’ il quale, purtroppo, iniziò anche una sua battaglia personale: un maledetto conflitto che lo portò nel tempo all’autodistruzione. Una sfida contro la quale lo stesso Alexi ammise, tra le pagine della sua biografia “ALEXI LAHIO – Chaos, Control & Guitar” di essere praticamente impotente; un caos interno, al limite del controllo, la cui esplosione poteva esprimersi solo tramite la chitarra; il suo strumento prediletto con il quale, anche in “A Chapter Called Children Of Bodom” ci ha regalato le sue ultime emozioni.