CHILDREN OF BODOM – Blooddrunk

Pubblicato il 15/04/2008 da
voto
7.5
  • Band: CHILDREN OF BODOM
  • Durata: 00:36:53
  • Disponibile dal: /04/2008
  • Etichetta:
  • Spinefarm
  • Distributore: Universal
Streaming non ancora disponibile

Disco difficilissimo per i Children Of Bodom: dopo aver creato interesse negli States dovevano confermare il controverso “Are You Dead Yet?”, colpevole di ammodernamento, appesantimento e plastificazione del suono, secondo la voce dei detrattori. Anche questo “Blooddrunk” scommettiamo farà parlare, perchè, se si è mossa, la band di Lahio l’ha fatto ben poco, e facendo un passo ulteriore verso l’appesantirsi del suono e un inasprirsi di pari passo delle vocals, in contesti pronti ad aprirsi sporadicamente a sonorità groovy in maniera anche maggiore rispetto al capitolo precedente. La chiave di lettura, come per ogni disco dei Bodom, può essere quella di un insieme furbesco e ripetitivo di riff solidi ma interscambiabili, in mezzo ai quali sono incastrati solos randomici che potrebbero protrarsi all’infinito: punti di vista, ma l’innegabile leva, che manderà in sollucchero i sostenitori in ogni punto del globo, è il puntuale materializzarsi del paradiso dello shredding più pericoloso e incontaminato, con costante esubero di tecnicismo e possibilmente più heavy e d’impatto che mai, sorretto da una produzione superlativa che permette di distinguere le intricate trame musicali. E come non amare Wildchild Lahio, unico personaggio che riesce a incarnare, grazie ad un olocausto alcolico, sia il piglio hard rock cazzone (mascara, bandana, cappellino e bracciali vari) di Poison e Crüe che l’estro e l’iperbole neoclassica di Vai e Malmsteen? La sua personalità si riflette nei 37 minuti dell’opera, che viaggiano dal sound depositato di “Hellhounds On My Trail” all’inedito midtempo di “Blooddrunk”, per dare il meglio nel riff tastieristico di “Tie My Rope”, che riesce a massimizzare la potenza lasciando intatto l’animo power metal. Se si cercano velocità, tecnicismi e calci in culo c’è sempre “Roadkill Morning”, ovviamente. Una dimostrazione non alla vetta creativa del gruppo forse, ma che prova nuovamente la superiorità effettiva nei confronti una scena inerme, inquadrata e generalmente povera d’ispirazione. Se siete dall’altra parte della barricata, attenti a non sparlare troppo o potreste fare solo pubblicità involontaria. Hate Crew, questo disco è per voi.

TRACKLIST

  1. Hellhounds on My Trail
  2. Blooddrunk
  3. Lobodomy
  4. One Day You Will Cry
  5. Smile Pretty for the Devil
  6. Tie My Rope
  7. Done With Everything, Die for Nothing
  8. Banned from Heaven
  9. Roadkill Morning
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