6.5
- Band: CHIMAIRA
- Durata: 00:49:40
- Disponibile dal: 16/08/2011
- Etichetta:
- Long Branch Records
- Distributore: Audioglobe
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I Chimaira prima ancora di iniziare a registrare “The Age Of Hell” hanno dovuto fare i conti con il primo grosso cambio di line up della loro carriera. Nel giro di un anno infatti a lasciare il gruppo sono stati prima il bassista Jim LaMarca, poi il batterista Andols Herrick e infine il tastierista Chris Spicuzza. La sensazione, tra i fan della band, era che tutto questo avrebbe condotto la band allo scioglimento entro breve, specie quanto anche Rob Arnold, chitarrista fondatore della band (insieme al cantante Mark Hunter) è entrato a far parte dei Six Feet Under insieme all’altro chitarrista Matt DeVries. E invece i fatti ci raccontano di una band che si è rimboccata le maniche, si è scelta i vari rimpiazzi nel giro di qualche mese ed ha subito iniziato a lavorare su questo sesto capitolo in studio. “The Age Of Hell” è un album che, come tutti i lavori della band di Cleveland, trasuda rabbia e thrash metal (con vario hardcore quà e là) dall’inizio alla fine, ma che, purtroppo, a parere di chi scrive, rappresenta probabilmente uno dei capitoli più deboli della band. Magari non sarà propriamente un passo falso, ma quasi. Francamente, la sensazione che pervade durante tutta la durata del disco è un senso di già sentito, una sorta di “autocitazionismo” che difficilmente porta a qualcosa di buono. E’ anche vero che forse i Chimaira dovevano dare un segnale forte di essere ancora in carreggiata, e pertanto hanno preferito andare sul sicuro, non stravolgendo di una virgola il proprio sound. Il problema è che le tracce che compongono questo album sembrano quasi uscire da ognuno dei precedenti capitolo della band, un brano come “Born In Blood”, ad esempio, sembra essere uno scarto di “Chimaira”, oppure “Beyond The Grave” che appare più una “Down Again” mal riuscita, che altro. Fortunatamente qualche brano ben congegnato lo abbiamo trovato a risollevarci il morale. Un brano tradizionale, in pieno stile Chimaira come “The Year Of The Snake”, ad esempio, oppure uno più sperimentale, evocativo e ricco di pathos come “Powerless”. Ma la vera ciliegina sulla torta è la conclusiva “Samsara”, un pezzo che da solo vale mezzo voto in più sul giudizio finale dell’album. I Chimaira con questo episodio si confermano una delle pochissime band in grado di scrivere canzoni strumentali davvero belle, non semplici riempitivi. Comunque, non sappiamo se i Chimaira dovessero per forza pubblicare questo album nel giro di poco tempo per contratto o che altro; di fatto, la sensazione che abbiamo avuto ascoltando “The Age Of Hell” è quella di un disco “tirato via”, dove, una volta arrivati alla fine, rimane un po’ di amaro in bocca nel rendersi conto di aver appena finito di ascoltare un disco che, in fin dei conti, avrebbe potuto essere anche molto più bello. Rimandati, ma con giustificazione, dati gli ultimi sconvolgimenti di line up.