8.0
- Band: CHIMAIRA
- Durata: 00:58:36
- Disponibile dal: 21/05/2003
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Universal
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Dunque, facciamo brevemente i conti: i Sepultura sono ormai un’amorfa macchietta di loro stessi; i Fear Factory sono reduci da liti interne e sembrano smarriti nei meandri del sound da loro stessi inventato; i Pantera non esistono più, travolti dall’indole autodistruttiva di Phil Anselmo, mentre i Machine Head passano ormai inosservati come il più inutile dei gruppi power…cosa rimane, quindi, dei grandi act metallici degli anni ’90? Poco o niente, ormai. Siamo nel marasma più totale. Ma ecco che, in fondo a questo buio tunnel, s’intravede ora una flebile luce, un raggio luminoso di verde speranza: ragazzi, bando alle ciance: i Chimaira, originari di Cleveland, Ohio, sono micidiali! “The Impossibility Of Reason” è una mazzata sulla nuca in piena regola! Non so quanto l’iperproduzione del disco stia influendo sul giudizio di chi scrive, ma ciò che le casse sputano fuori è un metal pesantissimo e cadenzato, basato su riff fluidi e dinamici che non si concedono un attimo di pausa (avete presente il riff monolitico su cui sfuma “Davidian” dei Machine Head? Ecco, qui risulterebbe uno dei meno riusciti…), una batteria triggerata che scarica adrenalina a camionate, e un cantante, Mark Hunter, che si dimostra uno screamer di tutto rispetto, oltre a saper farcire qualche pezzo con apprezzatissime clean vocals. Nella band è presente anche un addetto all’elettronica ma, badate bene, non vi è traccia alcuna di nu-metal in questo platter…solo metallo fumante che annichilisce! L’unico difetto imputabile ai Chimaira è la prolissità di alcune parti, nonché l’eccessiva lunghezza del disco…ma se siamo costretti a lamentarci di questi particolari poco influenti, è solo perché arrivare sani e salvi al termine dell’ascolto è ardua impresa! La tensione è mantenuta elevata in ogni passaggio e, sotto questo punto di vista, “The Impossibility Of Reason” ricorda gli ultimi lavori dei Testament: alla fine di ogni brano ci si aspetta un rallentamento o qualche sprazzo di relax nel pezzo successivo, ed invece non c’è neanche tempo di respirare perché l’assalto riprende con rinnovato vigore. Il disco è difficilmente divisibile in episodi di singolo valore, in quanto trattasi di un blocco unico di cemento armato che piomba come maglio sulle nostre testoline…comunque, in evidenza porremmo “Power Trip”, il pezzo più rapido del lotto, la successiva (e stupenda) “Down Again”, più pacata e tranquilla ma in grado d’emozionare con il suo incipit simil-gothic che si tramuta presto in una cascata di violenta melodia, e la strumentale di chiusura “Implements Of Destruction”, una suite lunga 13 minuti aperta da una parte acustica e che spazia lungo tutto il campo compositivo dei Chimaira, rendendola uno dei brani strumentali più belli che il sottoscritto abbia mai ascoltato! Il resto, lo si ripete, è puro metallo, groovy e moderno… è il suono della rabbia che esplode e travolge tutto! Che altro dire? Sfiancati dall’ennesimo ascolto di “The Impossibility Of Reason”, vi sproniamo ad impossessarvi di questo lavoro senza esitazione. Nessuna possibilità di pentimento!