7.5
- Band: CHIMAIRA
- Durata: 00:54:08
- Disponibile dal: 24/04/2009
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Sono lontani gli esordi dei Chimaira, ingiustamente immersi nel calderone nu, vuoi per i dreadlock di Mark Hunter vuoi per il contesto temporale. Nel 2009 la band di Cleveland ha una base di fan solidissima (fatevi un salto nella pagina dei tattoos dedicati su MySpace) e una determinazione incrollabile, e la congiunzione delle due li ha portati a una degna maturità artistica. “The Infection” non stupirà i sostenitori della formazione: certo è l’album più cadenzato e orientato al groove mai partorito dal combo, ma le coordinate stilistiche imperniate sulla concretezza non fanno che ricondurre al solito feeling che sa di oscuro, sgradevole e misantropo, nelle conosciuta e moderna mistura di thrash, death e industrial. Pure quella punta di progressive (la miglior qualità di “Resurrection”) ricompare, nella variazione seppur minima del riffing come nella costruzione inusuale delle canzoni. L’efficienza è totale quando si nota, dopo ripetuti ascolti, quanto nella gelida e monolitica pesantezza dei brani sia presente un affiatamento con pochi eguali, esaltato dalla produzione chirurgica di Ben Schigel, che, volontariamente glaciale, riesce a lucidare ogni passaggio notevole. Si stacca dal resto la conclusiva “The Heart of It All”, strumentale di 14 minuti che incensa la coppia d’asce Arnold/DeVries, sorretta dagli inappuntabili e mai invadenti samples di Spicuzza. Un lavoro impeccabile nella sua interezza quindi, che conferma i Chimaira come una delle band su cui puntare, e si farà valere nella sua dimensione più congeniale: sui palchi di un club saturo e coi volumi all’eccesso.