7.0
- Band: CHRYSALIS
- Durata: 00:34:08
- Disponibile dal: 28/10/2023
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La scena metal italiana degli anni Ottanta e Novanta è stata caratterizzata da una mescolanza di talenti promettenti e difficoltà strutturali. Mentre alcune band hanno brillato fino anche a raggiungere vari gradi di successo internazionale, molte altre non sono mai davvero riuscite a esprimersi sui livelli dei colleghi esteri, trasmettendo puntualmente un’idea di approssimazione che a posteriori può anche fare tenerezza.
Certo, seguendo dinamiche tipiche della cultura italiana, in quel periodo la stampa locale ha spesso fatto di tutto per creare hype attorno a qualche nome, provando a plasmare una narrativa secondo cui anche da noi il panorama pullulasse di realtà dotate di chissà quale valore artistico; tuttavia, per ogni Sadist, Novembre o Mortuary Drape, nello stivale vi sono sempre state dozzine di gruppi mediocri o appena decorosi, la cui abilità e visione venivano inoltre ulteriormente offuscate da rese sonore decisamente inferiori agli standard internazionali, diretta conseguenza di studi di registrazione dove il metal era ancora considerato un genere alieno.
Oggi internet ci dà la possibilità di riscoprire qualche perla del periodo magari dimenticata – così come di sorridere davanti a certe opere che qualche rivista cercò di spacciare come capolavori – ma evidentemente dà anche l’opportunità a qualcuno di saldare vecchi conti in sospeso e di portare a termine dei lavori a lungo rimasti irrisolti. È ad esempio il caso dei Chrysalis, death metal band piemontese attiva fra il 1993 e il 2001, che sino a oggi si pensava autrice soltanto di un EP (“… From Different Worlds”, del 1996). In realtà, la band registrò un vero e proprio album di debutto nel 1999, il quale però non venne mai ufficialmente pubblicato. Fast forward al 2023 e gli ex membri del gruppo torinese decidono di fare finalmente uscire questa misteriosa opera, rendendola disponibile sulle principali piattaforme streaming.
Senza arrivare a definirlo chissà quale sorpresa, “D.eforming N.uclear A.ggression” si configura comunque come un ascolto piacevole, testamento di una formazione che in quegli anni aveva senz’altro qualcosa da dire. Le tracce, intrise di un’atmosfera di fine millennio, rievocano ricordi di un periodo di speranza e incertezza, fondendo il classicismo in salsa avantgarde degli Atheist o di certi Death con qualche accenno di quella che all’epoca poteva essere considerata modernità – vedi certi Gorguts, Meshuggah o gli stessi Sadist di “Crust”. Un suono dunque tecnico, a tratti compresso e sincopato, suddiviso in episodi dalla durata piuttosto breve, dove di rado ci si perde in elucubrazioni troppo cerebrali ed estese. Convincono maggiormente i brani in cui il riffing è più snello e tagliente, mentre in qualche traccia trovano spazio delle progressioni brutali ed esasperanti che tutto sommato appaiono un filo slegate dal resto. Con un minutaggio complessivo di poco più di mezz’ora, “D.N.A.” si mantiene comunque sufficientemente intenso e stimolante lungo tutta la propria durata, ricordandoci nel suo svolgimento altre formazioni promettenti dell’epoca, come gli Illogicist, i Coram Lethe o i Dammercide. Anche la produzione, nonostante una certa freddezza, non è niente male per il periodo: ogni strumento ha il suo spazio e siamo senz’altro più vicini a valori europei che “Made in Italy” di quegli anni.
In definitiva, “D.eforming N.uclear A.ggression”, oltre a rappresentare la legittima chiusura di un capitolo a lungo rimasto incompiuto per i ragazzi dei Chrysalis, è insomma un’esperienza gradevole anche per un ascoltatore ‘esterno’. Un’opportunità per i cultori della vecchia scena tricolore di riscoprire e riconnettersi con la creatività di una band che, se non fosse implosa sul più bello, avrebbe magari potuto ottenere qualche riconoscimento degno di questo nome.