8.5
- Band: CHTHE'ILIST
- Durata: 00:52:48
- Disponibile dal: 29/01/2016
- Etichetta:
- Profound Lore
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Campane a morto riecheggiano su una lugubre città portuale. Il richiamo di un culto immondo, originario delle profondità insondabili degli oceani. Nella penombra del crepuscolo, schiere di esseri gracidanti emergono dalle proprie abitazioni, dalle acque scure del molo, scandendo una litania incomprensibile: ‘Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn‘. Il Culto Esoterico di Dagon. Si apre così, quasi fosse un’estensione dell’universo orrorifico plasmato da H.P. Lovecraft, “Le Dernier Crépuscule”, primo disco sulla lunga distanza dei canadesi Chthe’ilist e nuovo punto di riferimento all’interno della scena death metal più ricercata e trasversale. Un’opera titanica, proprio come le creature abissali partorite dalla penna del Maestro di Providence, che nell’arco di cinquantadue minuti di musica esplora in ogni direzione possibile il vasto scenario offerto da questo genere, scandagliandone gli anfratti più remoti e bagnandosi di umori che non avremmo mai pensato di riassaporare in maniera tanto livida e passionale. Un tuffo nel passato con i piedi ben piantati nel presente, inarrivabile per talento, inventiva e per la capacità di evocare immagini aberranti che sovente precipitano in un gorgo di repulsione senza fine. Troppo facile liquidare la proposta del terzetto come ‘Demilich worship’ (vedasi quanto scritto dalla critica d’oltreoceano), troppo facile catalogare “Le Dernier…” sotto la voce revival novantiano… già, perché la realtà dei fatti – basandosi sul contenuto di questi sette brani – è molto più complessa dell’apparenza iniziale, e non tarda a manifestarsi. Che i Nostri abbiano consumato un capolavoro come “Nespithe”, assimilandone lo spirito convulso e avanguardistico, è fuori discussione, così come appare evidente una forte fascinazione nei confronti della scuola finlandese e di certe sonorità old school (Demigod, Cruciamentum, ecc.) ma queste influenze rappresentano solo una parte del quadro d’insieme, oltre a non soffocare una personalità matura e già completamente affinata. Sotto la superficie, tumultuose, si agitano infatti le sagome di realtà assimilabili alla sfera techno-death europea e statunitense, con tutto il relativo bagaglio di reminiscenze progressive, jazz/fusion e – perché no? – heavy metal, e ciò che ne consegue è una commistione di stili imprevedibili, una tensione sperimentale costante e mai fine a se stessa, un’orgia di soluzioni magistralmente intrecciate fra loro. Quella dei Chthe’ilist è insomma una dichiarazione d’intenti, un inno alla totale impulsività artistica, sospinto da una padronanza strumentale fuori dal comune e da un senso pressoché innato per l’imbastitura di trame vorticose, spregevoli e perversamente catchy. Prova ne sono “Into The Vaults Of Ingurgitating Obscurity”, con le sue voci filtrate à la Cynic in un mare di rigurgiti, continui cambi di tempo e atmosfere cimiteriali, “Voidspawn”, in cui avvitamenti chitarristici deformi spianano la strada a solismi ottantiani di rara bellezza e fattura, e soprattutto “Tales Of The Majora Mythos Pt. 1”, episodio principe del lotto in cui tutti gli elementi fin qui descritti collimano in una maxi-suite di oltre tredici minuti, oscurando una volta per tutte il firmamento e ponendo il sigillo su un’opera inattaccabile, che si candida da subito come la migliore dell’anno. A fronte di tanta classe, non resta che applaudire e sedersi in poltrona per un nuovo ascolto.